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venerdì 4 febbraio 2022

L'avventura di Capitan Cefone

 Questo episodio accaduto nel 1650 lo raccontano Cisternino e Porcaro nel loro lavoro "La marina mercantile napoletana" e getta qualche ombra sul modo di amministrare l'isola di Ponza in quegli anni. 

L'ho ripreso dal libro di Fabrizio M. Apollonj Ghetti "L'Arcipelago Pontino nella storia del medio Tirreno"

Ecco il brano:

" Dell'anno 1650, et proprio del mese d'Agosto Padron Natale Cefone si partì da questa città con la sua felluca e marinari carrica di diverse mercantie, et quelle portò a vendere in Cagliari, et come hebbe venduto, là arrivò un Bergantino Messinese  carrico di diverse mercantie, dalle quali detto Natale comprò una balla di seta, un'altra di cannella, uno sacco di garofali, una balla di pepe, et un Cantaro di cera rossa, et comprò anche in detta Isola sette cantara di caso, quali suddette robbe ascendevano alla somma di ducati ottocento, et havendo  quelle imbarcate  sopra detta sua Felluca si partirno da detto luoco per venirsene in questa Città di Napoli, et per il male tempo di mare capitorno nell'Isola di Ponza et essendo entrati nel porto di quella andorno lì Grandonio e Berardino Moneta figli di Giovan Lorenzo Moneta Castellano di quella, et avendoli mostrata la sua patente, quella vista, li diedero licenza d'ingradare detta felluca in terra, la quale havendono ingradata, perchè le suddette robbe erano bagnate le sparsero in terra al sole et il detto giorno, mentre si stavano reposando, li suddetti Grandonio e Berardino da sopra detto castello li tirarono una Cannonata, che colpì poco da costo da essi, il che havendono visto detto Natale e marinari s'accostorno sotto detto Castello, et li dissero: che vi havemo fatto, che ci volete occidere?...Et il suddetto Grandonio li fece ordine che fussero saliti , a due a due, sopra detto Castello, com'in effetto essendocene saliti, li pose dentro un fondo di torre, et standono in quella, li suddetti Grandonio e Berardino li dissero:  che vi risolvete di morire loco dentro o dire che  sete stati sbaliciati da turchi o francesi, che ve ne mandammo; per la qual causa per non morirse in detta torre furono forzati  dire che volevano fare come essi volevano, et dopo haverli tenuti ventiquattr'hore in detta torre li fecero salire sopra un salone  di detto castello, nel quale stavano le suddette robbe ch'averia portate  con la suddetta felluca, et tutte le sartiami, et vele di quella, il che havendo visto Padron Natale li disse: che l'havessero data la sua felluca, acciò se havessero ritornare, la quale non ce la volsero dare dicendo che gli haveriano data la Comodità di potersene ritornare, et essendono calati al porto li diedero una barca scassata con la quale arrivati a Gaeta detto Natale la vendè ventiquattro carlini, et perchè Francesco Taballo, uno de' detti marinari, hebbe paura  d'annegarsi con detta barchetta, restò in detta Isola, quale felluca di detto Natale valeva da ducati duecento." 

Quindi Capitan Cefone fu derubato dai figli del Castellano della sua feluca e della merce.

Ma la storia non finisce qui...

" Informato, quindi , il Giudice Arrietta di Gela della prepotenza dei castellani Moneta ai danni del Capitano Procidano, quel magistrato subitamente ordinò le opportune indagini ed accettò la querela di Padron Cefone, non solo, ma interrogato anche, in prosieguo di tempo, il marinaro Taballo, questi depose come essendo rimasto in Ponza per paura d'annegarsi con una barchetta scassata venne obbligato dai Moneta per lo spazio di otto mesi, a zappare " lj loro territori, e lì vidde che la balla di seta la diedero ad un padrone di tartana trapanese per tanto sale, et il pepe, cannella e garofali lo mandorno a vendere in terra ferma et lo Caso se lo tennero per loro uso."

" Arrestato dopo circa otto mesi dal fatto uno dei Moneta, il Grandonio, venne rinchiuso nelle carceri della Vicaria ed escarcerato, a seguito di indulto, il 27 luglio 1658. La Giustizia, quindi, ebbe il suo sfogo ed il suo riconoscimento sia pure alla distanza di otto anni, e nonostante la torbida situazione politica e sociale."



Il Castello

(Disegno di Pasquale Mattei, aprile 1847)



Il Castello


Carta del 1562 realizzata da Giovanni Antonio Magini



La feluca ponzese "Re del Fuoco"
(Foto di Marianna Licari)



Il disegno di una feluca sorrentina

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