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mercoledì 15 settembre 2021

Il cappottino di Mirella

 Nella sala consiliare del Comune di Ponza c'è una stanza dedicata al Santa Lucia, piroscafo affondato il 24 luglio 1943 quando stava per giungere a Ventotene. La maggior parte delle vittime erano ponzesi. 

In quella stanza sono raccolti reperti ritrovati in fondo al mare,oggetti, foto di persone disperse  ma, quando l'ho visitata, molti anni fa, il mio sguardo è finito sul cappottino di Mirella.

Le era stato regalato dal papà Carmine Romano, nel febbraio del 1943, quando si trasferirono lei e la mamma a Gaeta per raggiungerlo poichè era finanziere di mare in quella cittadina.

Mirella aveva solo due anni e quello fu l'unico regalo del suo papà, non ne ebbe il tempo di riceverne altri. La mamma lo aveva conservato gelosamente per tanto tempo.

La tragedia del Santa Lucia ha sconvolto tante vite ma soprattutto quella di Mirella che perse il padre in quell'affondamento. Per anni erano circolate voci, leggende ma nessuna verità.

Mirella appena ha potuto si è data da fare per raggiungere questo obiettivo: conoscere la verità e ci è riuscita.

È stata un’operazione di guerra in quanto gli alleati volevano fiaccare l’Italia bombardando tutto quello che capitava.
Quella mattina del 24 luglio 1943 gli aerei erano otto ed erano partiti dalla base di Protville, in Tunisia.
Quattro si lanciarono sul Santa Lucia mentre gli altri colpirono una piccola imbarcazione, presumibilmente tedesca.
Nel 2008 è riuscita a ritrovare anche un superstite, per puro caso.
È Vincenzo Moretti, in quel tempo carabiniere, si trovava su quella nave insieme ad altri colleghi. Non sapeva nuotare e si salvò restando attaccato ad un pezzo di legno.

Io però ho una testimonianza di quella tragedia, quella di mia madre Elvira.
Era appena diciassettenne ed era andata a Ventotene il 18 luglio per aiutare sua sorella Olga che aveva due bambine piccole.
Racconta che su quella nave c’era anche una sua amica, Antonietta Galano e si dovevano incontrare a Ventotene.
Mia madre vide l’orribile spettacolo dell’affondamento dalla finestra di casa di don Aniello Conte, suo zio, che era cappellano dell’ergastolo di Santo Stefano.
In 28 secondi la nave affondò con il suo carico di vite umane, lasciando sulla superficie del mare un’enorme macchia.
Racconta anche che il giorno precedente all’affondamento, oltre al Santa Lucia, fu mitragliata la lavanderia di Santo Stefano, per fortuna senza danni. Lei ed altre persone trascorsero la notte in una grotta sotto l’ergastolo.
Anche se era molto giovane ricorda perfettamente quell’orrore.

Quel cappottino è lì come testimonianza che per un'impresa scellerata una bambina non ha potuto avere l'amore di un padre e che l'ha segnata per tutta la vita.
Non bisogna dimenticare...

Nota:
Qualche mese fa è uscito un libro "SILURATE 24 luglio 1943" di Luciano Zani in cui si documenta ampiamente questa immane tragedia



Mirella indossa il suo cappottino



Il modello del piroscafo Santa Lucia e Mirella


L'incontro con Vincenzo Moretti, il sopravvissuto


Il Santa Lucia all'isola di Ponza

(Le foto sono state gentilmente concesse da Mirella Romano)



Il Santa Lucia


Il Santa Lucia a Gaeta

(Foto di Carlo Di Nitto)

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