Un tempo, all'isola di Ponza, si aiutava chi era in difficoltà, c'era la povertà ma un gran cuore.
Come nel caso che ricorda Ernesto Prudente in cui ci fu una gara di solidarietà per liberare una goletta che si era arenata con il suo carico di aragoste. Aiutarono anche i confinati presenti sull'isola, ognuno fece la sua parte.
Ecco il racconto di Ernesto:
" Ero bambino quando, in quella mattina di ottobre, il Maria G, un veliero adibito al trasporto delle aragoste, entrando nel porto di Ponza andò ad arenarsi sul bassofondo antistante la spiaggia di S.Antonio.
Non ricordo i motivi dell'incaglio, calma di vento o errore di manovra. Ricordo solo che immediatamente dalla murata di un'altra " mbrucchièlle", così venivano chiamati i bastimenti vivai, ormeggiata nel porto, si staccò una lancia con due marinai per correre in soccorso. E, dopo questa, altre barche si affollarono sulla poppa del Maria G. Ognuna si fece dare un cavo che legarono al baglio di poppa.
I marinai ognuno ad un remo, presero a vogare con tanta energia con la speranza di staccare lo scafo dalla sabbia.
Venne stesa anche un'ancora che veniva tirata direttamente dai marinai di bordo. Il Maria G non ne voleva sapere di muoversi.
La gente, tanta gente, si era ammassata sulla striscia di banchina della Punta Bianca e sul costone di roccia della Punta Rossa. Voleva fare qualcosa, ma non poteva. Era inerme.
Non vi erano, nel porto, natanti a motori che potessero dare una spinta maggiore. tutto doveva essere fatto a mano.
Quando dal Maria G venne steso, sul molo Musco, un lungo cavo di manilla tutta quella gente si riversò sul molo, afferrò la cima e incominciò a tirate. Il poco spazio disponibile non consentiva a tutti di operare. Si creò più confusione che altro. Allora da un altro bastimento venne sbarcato un altro cavo che, legato al precedente e steso sulla banchina per tutta la lunghezza del molo, permetteva a tutti di mettere le mani vicino e tirare. Il cavo venne fatto scorrere dietro una bitta in modo da non mutare la posizione del bastimento arenato. Come era entrato, così doveva uscire.
La lunga fila di gente si snodò per tutta la banchina ed arrivò in Piazza Pisacane. e da lì prese a salire per via Roma. Un capitano, impartendo ordini a voce alta, prese a dirigere le operazioni perchè lo sforzo per tirare venisse prodotto contemporaneamente.
Per evitare che, durante la pausa, la cima cedesse, cioè per tenere il cavo sempre in tiro, venne impostata una "genovese" vicino alla colonna dietro cui passava il cavo. Due marinai erano pronti per il continuo recupero dell'imbando.
Lo sforzo diventò sovrumano quando dal Maria G venne lanciato il grido: "Si muove". E da quel "si muove" al galleggiamento del bastimento il tempo fu breve."
Nota:
La goletta Maria G era di proprietà di Michele Conte e di Cristoforo Mazzella (il Caisèr)
Altre note:
Manilla significa fibra vegetale (detta anche canapa di Manila o abacà)
Imbando significa nel linguaggio marinaresco lo stato di un cavo allentato
La Maria G è la prima in fondo al molo
Questa statuina di San Silverio era sulla goletta Maria G. Su ogni barca ponzese c'era la statua di San Silverio