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martedì 22 dicembre 2020

I zèppule

 L'antivigilia di Natale zia Giovannina, sorella di nonno Peppino, ci mandava le zèppule. Il compito di distribuirle ai parenti era affidato al nipote Mauro. Era una tradizione! Poi in seguito da noi arrivavano le zèppule di Maria, la dolce signora d'altri tempi, cugina di mia madre. Buonissime!!!

Ci racconta delle zèppule Ernesto Prudente:

"Dolce di acqua e farina impastata, con un pizzico di sale, e lievitata. Quando ha raggiunto il massimo della lievitazione, a piccole quantità, si stacca il pezzetto di pasta cresciuta e lo si mette in una padella dove l'olio è bollentissimo. Brevi attimi, una girata, e si toglie usando una schiumarola. Si mettono in un vassoio e si cospargono di zucchero. si mangiano calde e i  buongustai le inzuppano nel vino cotto. La zèppola vide la luce nelle prime decade del '700 e sotto i Borboni si diffuse divenendo una specialità della cucina partenopea. Agli inizi del 1800, un pasticciere napoletano, il famoso e celeberrimo Pintauro, ebbe l'idea di friggerle sul marciapiede davanti alla sua bottega. Non c'era passante che non si fermasse a mangiare almeno una zèppola. Fu un lancio impressionante. In breve tempo tutta Napoli sapeva delle zèppole di Pintauro e tutti correvano a prendere, logicamente pagandole, le zèppole per portarle a casa o regalarle. A Ponza le zèppole vennero inserite nei menù di alcune feste comandate: San Giuseppe, la vigilia di Natale,il giorno del varo di un natante, il giorno dell'uccisione del maiale, il giorno in cui il contadino finiva di potare il vigneto. Le zèppole poi si regalano; si regalano a tutti: parenti, amici, vicinato, si regalano al fidanzato."

In Sicilia i zèppule vengono chiamati "sfinci".





I zèppule

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