Dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, in Argentina precisamente a Ingeniero White, vive una comunità di origine ponzese che tra pochi giorni festeggia San Silverio, il nostro Santo patrono.
Sono emigrati verso la fine dell'Ottocento ma un nutrito gruppo arrivò nel 1924 e portarono con loro l'immagine o una statuetta di San Silverio. La statua del Santo che oggi viene portata in processione arrivò dall'Italia nel 1929.
Anche i nostri paesani nei momenti di difficoltà o pericolo invocano San Silverio.
Nel libro "San Silverio el origen de una hermandad" di Susana Beatriz Martos ci sono molte testimonianze di ponzesi.
Ecco un brano, tradotto in italiano, con il racconto di Juan Bautista (Cacho) Marzocca tratto dal libro:
INCIDENTE SUL MARE E FEDE IN SAN SILVERIO
"...Al cinquantesimo anniversario dell'arrivo della statua di San Silverio, facemmo confezionare delle bandierine con l'immagine di San Silverio ed in ogni imbarcazione ne venne posta una. Quando venivano fatte le riunioni in Prefectura, io dicevo a tutti che mi sentivo sicuro solo se portavo al collo una medaglia della Vergine o del Santo. Il valore spirituale, secondo me, è quello che maggiormente ispira la vita di ognuno. Chi non crede in nulla, non nutre neanche speranza di nessun tipo"
"Mentre riparavamo la lancia lavorando con altri compagni, si verificò una terribile tempesta che ci affondò la barca. Era l'una di notte del 5 gennaio 1974 quando si scatenò prima una grandinata e poi ci colse un tornado che fece rovesciare la lancia. Io con un altro compagno rimasi chiuso nella stiva e non potevo fare altro che implorare: -San Silverio, aiutami!".
Infatti sicuramente saremmo morti...la lancia si era rovesciata con parte dell'albero sott'acqua verso l'alto. Io avevo indossato un equipaggiamento da pioggia. Quando la barca si rovesciò rimanemmo senza luce. Tutto intorno era buio".
"Era mia abitudine dormire con una scatolina di fiammiferi in tasca, la cercai a tentoni. Tutto era successo così rapidamente che i fiammiferi non si erano bagnati, li presi, accesi uno e vidi che la barca si era rovesciata. A causa della tormenta eravamo a tredici metri sott'acqua. Gli altri quattro compagni erano saltati fuori dall'imbarcazione e si erano afferrati ad essa. Quando cercai di uscire dal boccaporto vidi che la scialuppa di salvataggio si era posta di traverso o lo bloccava, per cui era impossibile uscire dalla stiva. Per Dio e la Vergine! Aiutami San Silverio!
Per fortuna, essendosi la lancia capovolta tanto rapidamente, avevamo ancora aria da respirare, anche se questa diminuiva man mano che la barca prendeva acqua. Era come una camera d'aria che si sgonfiava piano piano. In questo guazzare nell'acqua, ero disperato e il mio unico pensiero era al caro San Silverio. Dissi al mio compagno - Cesare, provo ad uscire. Mi tuffai e mi immersi per potermi liberare dell'imbarcazione". (A questo punto, Cacho Marzocca descrive le varie peripezie in quella buia prigione fatta di acqua, lottando con la necessità di respirare, trovandosi senza aria)
Alla fine riuscì ad uscire e racconta quello che vide: "Quando vidi la lancia rovesciata e la scialuppa incastrata... nuotando mi aggrappo all'asta del timone. Severino che si era afferrato allo stesso punto, era svenuto per i colpi della grandine molto grossa e il Ruso stava anche lui aggrappato all'asta del timone. Quando arrivarono i soccorsi da un'altra lancia. -Vado a cercare Cesare pensai. Nel frattempo l'acqua arrivava fino ai giubbotti salvavita dotati di pile che, bagnandosi, facevano accendere le lampadine. Allora con questa luce, riusciva a vedere qualcosa il mio compagno rimasto nella stiva...Egli non sapeva nuotare ma afferrò un pezzo di legno, ebbe paura perchè inciampò con delle reti...però alla fine uscì dalla lancia e vedemmo che la corrente dell'acqua se lo portava via. Era un momento disperato, ma riuscimmo a salvarlo!
La lancia riempendosi di acqua, per effetto della fisica, tornò a rovesciarsi e riprese la posizione normale. Il giorno dopo risalì in superficie. Successivamente potemmo svuotarla dell'acqua e togliere la sabbia rimasta dentro. Fu un lavoro arduo, ma alla fine mettemmo in sesto la barca, grazie a Dio, ci mettemmo tutti in fila e riprendemmo il ritorno verso Ingeniero White"
...Per Cacho Marzocca l'essersi salvati dall'incidente fu opera di San Silverio che aveva risposto alle sue preghiere. Se prima era devoto al Santo, ora lo è molto di più"
(Per gentile concessione di Susana Beatriz Martos, l'autrice del libro)
Dove c'è un ponzese c'è San Silverio
Nota:
Juan Bautista (Cacho) Marzocca ha sposato Lucia Conte, figlia di Domingo Conte, di origine ponzese
San Silverio dei pescatori
(Da Centro Laziale Bahia Blanca, foto del 2018)