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mercoledì 15 novembre 2017

U cànte

U cànte è una parola in dialetto ponzese che significa un pendio del fondo marino dove i pesci e le aragoste si ammucchiano rendendo più ricco il pescato.
A proposito di questo termine Ernesto Prudente racconta un aneddoto: " Partecipai, con il maestro Tatonno Scotti alle elezioni amministrative del 1956, per aiutare Francesco Sandolo, avversario della democrazia cristiana, che si trovava impelagato in un processo amministrativo. La lista aveva per simbolo l'aragosta. Ci trovammo per caso, durante lo sfoglio, nella IV sezione posta nella zona della chiesa di Le Forna dove, a scrutinio concluso, la lista avversaria prese solo sette, ripeto, sette voti. Un plebiscito. Il presidente della sezione era un magistrato della Corte di Appello di Roma. Un simpatico vecchietto che nella lettura dei voti ripeteva: aragosta, aragosta, aragosta, aragosta fino a stancarsi tanto da imporre una sosta con la richiesta di un bicchiere d'acqua. Un vecchio pescatore che seguiva lo sfoglio, a voce alta, nel sentire sempre e continuamente: aragosta, aragosta, disse: " stamme facce u cante" e dovette dare spiegazioni al presidente che si era fermato per attendere il bicchiere d'acqua che aveva chiesto e che il vecchio sagrestano, scrutatore di quel seggio, con abitazione vicina, si era mosso per andarlo a prendere.
Quando tornò con il bicchiere pieno d'acqua, lo prese dal vassoio e lo porse al presidente che ebbe un sussulto e. a voce alta, disse: "Non c'è da meravigliarsi, qui le chele sono finanche nelle vostre mani."
Il buon Scarabucchièlle aveva il pollice della mano destra diviso in due come la chele di un crostaceo."
(Dal libro "ALFAZETA Voci del dialetto ponziano)



La chiesa di Le Forna
(Estate 2015)



L'aragosta
(Foto reperita in rete)






Il dottor Francesco Sandolo ex sindaco di Ponza
(Foto dell'Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



Ernesto Prudente

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