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mercoledì 25 ottobre 2017

La Cisterna di via Parata descritta dal Dies

Monsignor Luigi Dies nel suo libro Ponza perla di Roma nella parte che riguarda l'Archeologia racconta del sistema di purificazione dell'acqua piovana per decantazione e descrive la Cisterna di via Parata o del Bagno.
Ecco cosa scrive: La fistula pescava dunque in una vasta cisterna, al livello del mare. Questa, a sua volta, riceveva da un'altra cisterna soprastante l'acqua già riversata in essa da una terza. La terza aveva raccolte le acque piovane dai depositi scavati in superiori altezze e disposti su tutte le colline dell'isola. L'impetuosa massa d'acqua che trascinava con sè ciottoli e detriti, raccolta in altitudine, si veniva purificando, man mano che era decantata nei depositi immediatamente sottostanti, fino a diventare potabile al livello del mare. Nel Corso Umberto, presso la Parata, è visibile uno di questi magnifici serbatoi che ancora attestano il senso pratico dei Romani. Osserviamolo.
LA VASTISSIMA CISTERNA DEL BAGNO
A livello di strada, l'ingresso pietosamente incustodito, il che è tanto strano, quanto significativo, ha tutto l'aspetto d'un Ninfeo o tempietto, sacro...forse a divinità acquarie. Probabilmente l'irregolarità dell'ambiente, che risalta a chi entra, è dovuta alla natura della roccia in cui venne scavato l'antro. Gli architetti dovettero pensare d'adibire a cisterna una cava di tufo da costruzione, che ampliarono nel senso non ancora perforato della montagna. Questa cisterna è detta del bagno, perchè i Borboni vi posero, a loro tempo, il dormitorio) dei forzati qui dedotti per la esecuzione del piano di colonizzazione; diventò per questo un bagno penale.
Sono imponenti gli archi a crociera, tagliati nel tufo, corrono quattro lunghissime navate, divise da tredici pesanti pilastri ricavati dallo stesso taglio. Grande cura fu posta nell'ampliare al massimo questo deposito, il cui scavo arriva fin sotto la collina degli Scotti.
Il laterizio e l'opus reticulatum furono ottimi mezzi per risanare e rafforzare fondi e pilastri, minacciati da sabbia, pomice o vene meno compatte del tufo. Tutta la superficie interna è ricoperta d'intonaco signino e a terra non mancano i pulvini.
Si calcola che in questo deposito potevano essere raccolte molte migliaia di tonnellate d'acqua. Le due cisterne inferiori hanno la stessa forma e ampiezza."
Il Dies scrive ancora che "....oltre la scarpata borbonica per il tiro a secco delle barche da pesca è stato innestato nel muro un piccolo rubinetto di ottone che distribuisce l'acqua della cisterna pubblica detta del portone".
Forse si riferisce alla cisterna Tagliamonte, sotto l'hotel Mari, detta anche del Portone (Portone di Pascarella) che riforniva l'area portuale.

Questo per dire che anche l'autorevole Dies si è occupato della Cisterna di via Parata, un BENE dal valore inestimabile.


Proprio dietro il palazzo rosa c'è la maestosa Cisterna di via Parata detta anche del Bagno



Qui sotto le grate ci sono i due "lucernaj" che davano luce ed aria alla Cisterna



Una pianta della Cisterna di Via Parata  o del Bagno realizzata nel 1770 da Giovanni D'Alessio



Isole di Pontio mappa del XVI secolo, è raffigurata la Grotta di Pilato altro nome della Cisterna di via Parata



Una piantina della Cisterna di via Parata

La volta a crociera

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