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venerdì 26 febbraio 2016

San Silverio dei pescatori

San Silverio si è sempre festeggiato il 20 giugno, all'inizio dell'estate.
Un tempo molti pescatori, soprattutto di Le Forna, andavano a pescare per lunghi periodi lontano dall'isola, in Sardegna, in Toscana e per quella data non erano sull'isola.
Si sa che i ponzesi sono molto devoti al loro Santo protettore e per il 20 giugno arrivano a Ponza da ogni parte del mondo.
Così racconta Luigi Sandolo nel libro "Su e giù per Ponza": "La devozione per San Silverio è dimostrata anche dalla festa che in suo omaggio si celebra nell'ultima domenica di febbraio. Fu istituita per appagare la fede religiosa dei pescatori fornesi che dalla primavera all'autunno andavano a pescare aragoste in Sardegna. Quei pescatori erano un migliaio e lavoravano in quattro o cinque su barche lunghe da sei a sette metri. Questi gozzi venivano trasportati con l'equipaggio in Sardegna da velieri da carico ed in questo scorcio di secolo da quelli a vivai.
La festa di San Silverio di Le Forna si svolge in tono minore ma sempre con processione, musiche canti e fuochi artificiali."
Il parroco che istituì questa festa fu don Francesco Sandolo con il consenso dell'Arcivescovo di Gaeta, mi pare, nel 1915.
Questa tradizione continua anche se il numero di pescatori, a Ponza, ormai è esiguo.
E' importante proteggere le tradizioni dallo scorrere del tempo.

Gran Santo protettore
Silverio venerato
il popolo adunato
a te s'inchina



San Silverio nella chiesa di Le Forna



La processione di San Silverio per le strade di Le Forna



San Silverio 
(Foto tratta dalla pagina Facebook di Giacomo Balzano)



San Silverio che quest'anno si festeggia domenica 28 febbraio
(Foto tratta dalla pagina Facebook di Giacomo Balzano)

mercoledì 24 febbraio 2016

Un ricordo di mio padre, Ciro Iacono

Sono passati dieci anni da quella sera di febbraio in cui, improvvisamente, mio padre ci lasciava per sempre. Il suo ricordo è sempre vivo in tutti noi...non c'è un giorno in cui non pensiamo a lui.
Ciro Iacono, maestro d'ascia di Ponza era una persona molto conosciuta, dalle sue mani sono uscite barchette in legno meravigliose, eleganti.
Voglio ricordarlo postando una lettera che ho scritto nel 2008, due anni dopo la sua scomparsa.

Caro papà
Sono già due anni che ci hai lasciato…ed ancora non riesco a rendermi conto che non ti vedrò più, che non potrò più incrociare il tuo sguardo, che non sentirò più le tue battute scherzose.
Mentre eri in vita non ho mai manifestato l’amore che provavo per te, non era nel mio carattere ed ora questo mi dispiace.
Oggi che non ci sei più cerco, in questo blog, di mantenere vivo il tuo ricordo in quanti ti hanno conosciuto.
Questo per me è molto più importante che portarti i fiori al cimitero perché come scrive Isabel Allende “ non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo!”
Nella tua bottega ne passavano tante di persone…ed io spero tanto che qualcuno voglia rendermi partecipe dei propri ricordi…..
Eri un grande papà!
Hai fatto i salti mortali per non far mancare niente ai tuoi figli ed eri orgoglioso di questo.
Eri un bravo nonno!
Quante ore passavi a coccolare i tuoi nipoti, a disegnare per loro, a raccontare storie.
Eri un ottimo marito!
Tua moglie ancora non riesce a darsi pace di averti perduto per sempre.
Per noi, comunque,sei ancora molto presente e penso che da lassù continui a farci qualche scherzo com’era tuo solito…
Con amore
Tua figlia Francesca




Mio padre, Ciro, con un modellino di barca in costruzione



Uno dei tanti modellini di barca realizzati da mio padre

(Foto tratte dal libro "Isole Ponziane" di Lou Embo)

Il ricordo non muore mai...

domenica 21 febbraio 2016

Da Ponza a Santo Stefano...

Vedendo in TV le immagini del carcere di Santo Stefano sono affiorati nella mente di mia madre tanti ricordi. Lei su quello scoglio c'è stata da piccola perchè suo zio, don Aniello Conte, era il cappellano di Santo Stefano e qualche volta è andata a fargli visita.
Mi ha raccontato che proprio nella chiesetta di Santo Stefano ha ricevuto la Prima Comunione e poi di quando con suo zio, andavano a pregare nel piccolo cimitero dell'isola.
Era lì anche il 23 luglio 1943, giorno precedente all'affondamento del Santa Lucia, quando gli aerei cercarono già di colpire il piroscafo e poi mitragliarono la lavanderia di Santo Stefano. Mia madre insieme a sua sorella Olga, con le nipotine, trascorsero, impaurite, la notte in una grotta.
Mamma era andata a Ventotene il 18 luglio per dare una mano a sua sorella che aveva le bambine piccole il cui marito prestava servizio sull'isola come guardia di pubblica sicurezza. Un tempo le ragazze giovani andavano ad aiutare le sorelle maggiori che avevano figli piccoli.
Quel 24 luglio mamma aspettava una sua amica ponzese, Antonietta Galano, sua coetanea, che arrivava a Ventotene per andare da una sorella.
Dalla finestra dell'abitazione dello zio cappellano vide l'orribile spettacolo dell'affondamento del piroscafo che si inabissò in pochissimi minuti con il suo carico di vite umane.
Anche la sua amica Antonietta Galano perse la vita.
Un'immagine che non dimenticherà più.


Il carcere di Santo Stefano visto dall'alto



Il piroscafo Santa Lucia in un dipinto di Luca Ferron nel museo di Ponza



Il piroscafo Santa Lucia mentre entra nel porto di Ponza



Don Aniello Conte, cappellano del carcere di Santo Stefano, in una foto di giornale riguardante il caso Corbisiero

mercoledì 17 febbraio 2016

Un medico venuto da lontano...

Il lungomare di Giancos, a Ponza, è intitolato a Giuseppe Cesarano, un medico venuto da lontano, una figura che pochi conoscono.
Ernesto Prudente racconta la storia di questo medico nel libro Fogli Sparpagliati.
Ecco cosa scrive: "Dal 1953 al tronco stradale che attraversa la parte bassa del rione è stato dato il nome di Lungomare Cesarano.
Giuseppe Cesarano, Cavaliere della Corona d'Italia e medaglia d'argento per le benemerenze alla Salute Pubblica, è un medico. Un medico che una commissione di isolani, nata per ricercare un sostituto al sanitari che aveva abbandonato l'isola lasciando la comunità ponzese senza assistenza medica, riuscì a rintracciare a Napoli.
Il dottor Giuseppe Cesarano si era rifugiato a Napoli dopo aver anch'esso, abbandonato Scansano, un comune del grossetano dove esercitava la sua professione, perchè l'ultimo dei suoi quattro figli si era ammalato di malaria. Gli altri tre li aveva perduti a Berbenno, un comune in provincia di Sondrio, dove era stato incaricato di reggere la condotta medica. Sia a Berbenno che a Scansano gli vennero riconosciuti meriti per i suoi straordinari servigi sanitari che, purtroppo, non furono di freno per farlo rimanere.
Questo gruppo di isolani, dopo giornate di implorazioni, riuscì a convincerlo. Il difficile fu, però, persuadere la moglie, dopo le disgrazie che le erano capitate, ad accettare questa nuova sede che presentava difficoltà naturali.
Superato l'ostacolo versarono immediatamente l'anticipo del primo stipendio. Quando la famiglia Cesarano si presentò all'imbarco per raggiungere la nuova destinazione, il figlio era ancora affetto da febbre malarica.
A Ponza venne accolto come un salvatore della patria. E lo fu.
Un anno dopo, nell'anniversario della sua venuta a Ponza, il consiglio comunale, con proprio deliberato gli manifestò la riconoscenza, la fiducia e l'affetto dell'intera cittadinanza.
Il dottor Cesarano visse a Ponza per oltre vent'anni. In questo lungo periodo, la sua distrazione consisteva in qualche mezza giornata di svago durante il passaggio delle quaglie, in primavera, e delle beccacce in autunno. Era un cacciatore.
Abitava sulla collina della Madonna, di fronte alla Torre Farnese, nella casa che oggi è proprietà della famiglia Vitiello.
Iniziava al mattino molto  presto la sua attività professionale per disporre del tempo necessario per recarsi in giro, "arrampicandosi per strade e balze scoscese e dirupate, su e giù per le colline, per viottoli impervi, conoscendo gli anfratti e le casette, i tuguri e le grotte via via trasformate, con la sua collaborazione, in saluberrime abitazioni.
Il suo sguardo, entrando, correva sui pavimenti e le pareti, prima che sugli inquilini. Tutto doveva essere candido di calce viva, fin dalle terrazze antistanti, le stalle e le strade di accesso.
Il secchio e il relativo pennello e la sua provvista di calcina e il fresco odore della recente imbiancatura erano lì a testimoniare che venivano rispettate rigorosamente e non per compiacerlo, le regole di igiene da lui dettate nelle tristi contingenze delle epidemie di tifo, colera, morbillo, influenza che monna terraferma di volta in volta inviava.
Nell'imperversare della epidemia colerica, qui sulla nostra derelitta isola, c'era il dottor Cesarano, armato esclusivamente della sua abnegazione e del suo coraggio, virtù che avrebbero rasentato l'incoscienza se non si fossero appoggiate a somma cultura, arte, serenità e buonsenso e specialmente al più alto senso sentimento della propria responsabilità e del proprio dovere.
Non v'era ora di giorno o di notte che, con qualunque tempo, piovoso o ventoso, o sereno o accecante di sole, si arrestasse l'opera sua di soccorso.
L'ammalato non ha ore ma quelle di notte pesano di più."
Per i suoi meriti la Prefettura  di Terra di Lavoro, oggi Caserta, gli assegnò per ordini superiori, il Diploma di nomina a Cavaliere della Corona d'Italia e, successivamente, la stessa Prefettura di Terra di Lavoro gli notificò un decreto firmato da Sua Maestà con il quale si conferiva la medaglia d'argento della Salute Pubblica per essersi distinto nella propagazione del vaccino durante la diffusione di malattie infettive.
Per questi ed altri meriti il Comune di Ponza gli dedicò quella strada."
Dalle parole di Ernesto si capisce bene che il dottor Cesarano svolse la professione di medico come una missione.
Certo per la Ponza di quei tempi, 1877, l'arrivo di questo medico fu una fortuna, che prese a cuore la sorte  degli isolani, conquistando la loro fiducia.
I medici di oggi sono chiusi nel loro studio e raramente vanno a visitare a casa i loro pazienti.


Il lungomare Cesarano (Giancos)



In questa foto il dottor Cesarano insieme al sindaco Vincenzo De Luca (con i baffi bianchi)
(dal libro "All'isola di Ponza" di Silverio Corvisieri)



Il Lungomare Cesarano  visto dall'alto, con il drone
(Foto di Rossano Di Loreto)



La spiaggia di Giancos, lungomare Cesarano
(Foto di Rossano Di Loreto)



Spiaggia di Giancos e scoglio di Frisio
(Foto di Rossano Di Loreto)


lunedì 15 febbraio 2016

Ricordi dell'estate...del mio mare

 Ricordi di Ponza, della scorsa estate, durante le mie passeggiate.
Ho scattato qualche foto...


Cala Gaetano



Le trasparenze di Cala Gaetano



Cala Fonte



La scala che porta giù a Cala Fonte



Cala Fonte




I faraglioni di Lucia Rosa



Tramonto su Palmarola



A Muntagnella



In lontananza la chiesa di Le Forna



Ancora la Muntagnella

Il mare, una volta lanciato il suo incantesimo, ti terrà sempre nella sua aura di meraviglia

Jacques Cousteau

giovedì 11 febbraio 2016

Il Mitreo di Ponza

Il Mitreo è un tempio dedicato al culto orientale di Mitra e pare che a Roma oltre a quello di Caracalla, riaperto qualche anno fa dopo un lungo periodo di restauro, ne siano stati scoperti una trentina.
Questi templi erano scavati sotto terra oppure ricavanti all'interno di grotte.
Anche Ponza ha il Mitreo che purtroppo non è visitabile e pare risulti molto rovinato.
E' situato in salita degli Scarpellini, nelle fondamenta dell'antico Palazzo Tagliamonte, in piazza Gaetano Vitiello, sulla Punta Bianca, inglobato in un negozio di nautica.
Viene descritto così dal Tricoli:
"TEMPIO DI MITRA- Nel cennato Palazzo vi è questo speco lungo palmi 50, e 32 largo, avendo nei  lati delle celle a fabbriche reticolate, nel mezzo un corridojo  largo palmi 8, colla porta a levante ed in fondo la nicchia con vari residui di bassi-rilievi e figure mutilate sulle pareti, non che gli avanzi dell'ara. Nella parte sinistra si veggono tre teste di cavalli ed altrettante di cavalieri, e al di sotto un uomo ignudo. Sulla volta, anche a basso rilievo col diametro di palmi sei, vi sono 12 segni dello zodiaco situati in forma circolare per indicare la grandezza del mondo, avendo nel centro un serpente di palmi cinque ripiegato col gobbo ad oriente, che, a seconda della teologia dei Fenici, denotava il demone felice, buono, e conservatore della natura vivente, per la sua lunga vita, e per l'annuale rinnovazione. Al dire di Plutarco e di Stazio, quivi si esercitavano i misteri di Mitra, mantenuti fino al quarto secolo."
Ma non solo il Tricoli racconta del Mitreo.
Il Dies sicuramente lo ha visitato  perchè ne fa un'accurata descrizione in Ponza perla di Roma.
L'archeologo olandese,Vermaseren lo ha visitato nel 1969 e lo descrive così:
"Nei pressi del secondo porto (Ponza, all'epoca, aveva tre porti: Venere, Circe e Diva) fu scoperto un Mitreo circa un secolo fa. Esso è rimasto pressochè sconosciuto e trascurato.
E' situato sotto palazzo Tagliamonte alla salita Scalpellini e vi si poteva entrare attraverso il fabbricato che lo ospitava lo studio fotografico di Biagio D'Arco.
L'entrata originale allo speleo è ora parzialmente ostruita dalle fondamenta del palazzo...Comunque il tempio mitraico dell'isola di Ponza è degno di attenzione per la decorazione della volta antistante la nicchia. Qui è rappresentato anche in stucco, ma ad alto livello artistico, uno zodiaco che desta interesse non solo tra gli specialisti dell'arte mitraica ma anche tra i vari studiosi dell'importante scienza dell'astronomia e della sua spesso tanto disprezzata ma influente sorella astrologica."
Pare, secondo Vermaseren, che ci fosse un'entrata laterale, chiusa da una porta di legno, sulla scalinata che porta sugli Scarpellini, scendendo otto gradini c'è un pianerottolo e dopo altri due ci si ritrova nel tempio. Forse Vermaseren è entrato proprio da qui.
Qualche anno fa, a proposito di Mitreo, Silverio Lamonica ha pubblicato un bellissimo libro, Il culto di Mitra a Ponza, che ritengo molto interessante.
Ecco un altro dei tesori che l'isola di Ponza possiede ma non fruibile!!!


Il Dies lo ha visitato sicuramente e scrive: "...possiamo scendervi per una comoda scala esterna al palazzo..."
Salita degli Scarpellini
(Foto estate 2015)

Piazza Gaetano Vitiello di sera (sulla destra il palazzo nelle cui fondamenta c'è il Mitreo)
(Foto di Rossano Di Loreto)



Schema planimetrico del Mitreo


La nicchia del Mitreo


Schema dello Zodiaco
Al centro l'Orsa maggiore e l'Orsa minore, poi il serpente, i segni zodiacali ed infine le divinità dei venti: Borea e Nato



Particolari della volta: le due Orse, il serpente e qualche segno zodiacale



Si riconoscono i segni zodiacali dei Gemelli e quello del Cancro



Altri particolari, altri segni zodiacali

Immagini tratte dal libro "Le isole Pontine attraverso i tempi"

I link del Mitreo di Caracalla a Roma:
http://roma.corriere.it/roma/notizie/arte_e_cultura/12_ottobre_29/dio-mitra-terzo-paradiso-2112470965964.shtml
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/10/28/foto/mitreo_caracalla-45455828/1/

lunedì 8 febbraio 2016

Un bel video: Isola di Ponza (anno 2015)


Un bel video dove possiamo ammirare l'isola di Ponza nei minimi particolari. Dura un po' ma ne vale la pena. Pubblicato su Youtube da Alessandro Alexoneit Tagliamonte.                                                                                                                                                        


domenica 7 febbraio 2016

Vicoli e vicoletti...foto estate 2015

I vicoli, le scalette, sono l'anima dell'isola, è proprio qui che possiamo trovare il genius loci, lo spirito del luogo.
Qualche foto dei luoghi un po' fuori mano di Ponza ma raggiungibili in pochissimo tempo.
Un po' di foto che ho scattato la scorsa estate.


Corso Umberto



Via Dragonara



Via Dragonara



Via Nuova



Scendendo dagli Scarpellini



Il vicolo che porta al Canalone



Sulla Dragonara



Ancora la Dragonara



Andando verso la spiaggia di Santa Maria

mercoledì 3 febbraio 2016

Carnevale a Ponza...nel tempo

Nell'atto del mascherarsi c'è qualcosa di magico e coinvolgente, qualcosa di antico che attrae grandi e piccini.
Indossare una maschera equivale a perdere la propria identità per assumerne un'altra.
Quante volte da bambini ci siamo travestiti...quante risate...bei tempi.
Qualche foto del Carnevale a Ponza dall'archivio fotografico di Giovanni Pacifico.


Sfilata 1996











lunedì 1 febbraio 2016

Il Faro della Madonna

Il Faro della Madonna è situato sul promontorio omonimo, all'isola di Ponza.
Lo racconta molto bene Annamaria Lilla Mariotti nel suo libro Fari.
Ecco cosa scrive, a  pag. 170, del Faro della Madonna:
Il vecchio faro di Punta Madonna fu edificato nel 1858: era costituito da una torre pentagonale con una lanterna poligonale illuminata elettricamente, capace di una portata di 15 miglia. In caso di mancanza della corrente elettrica entrava in funzione una lampada a 6 becchi ad acetilene che veniva alimentata a mano dai faristi. Nel 1954, a seguito del crollo di una cisterna posta al di sotto del faro, tutta la struttura fu dichiarata pericolante e i guardiani che vi abitavano vennero allontanati.
Il faro rimase comunque in funzione e nel 1957 il Genio Civile decise di fare dei tentativi di consolidamento, che si dimostrarono però insufficienti per recuperare la struttura. Nel 1958 iniziarono dunque i lavori per la costruzione di un nuovo faro a circa 30 metri dal precedente che venne demolito. Il nuovo faro entrò in servizio il 20 luglio 1959 e il 20 febbraio 1960 i guardiani, o fanalisti, come si chiamano in Italia, presero possesso dei nuovi alloggi adiacenti alla torre, dove abitano ancora oggi. Il nuovo faro ha una torre cilindrica bianca alta 8 metri,ma essendo costruito su un'alta falesia, risulta a 61 metri sul livello del mare. La sua ottica a luce fissa lancia tre lampi bianchi, seguiti da un 'eclisse di un secondo, e un quarto lampo bianco, seguito da un 'eclisse di otto secondi, a una distanza di 25 miglia.



Il Faro della Madonna
(Foto tratta dal libro Fari di Annamaria Lilla Mariotti)



Il faro della Madonna com'era un tempo



Altra foto del vecchio faro (Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)


Il faro della Madonna dalla Batteria Leopoldo, oggi zona cimiteriale, in un disegno del Mattei, 1847



Il faro della Madonna all'alba



La luce del faro illumina l'alba...

(Foto di Rossano Di Loreto)