Pagine

mercoledì 4 giugno 2014

Il latte

D'estate molti vengono a trascorrere le vacanze a Ponza, affascinati dallo splendido mare dell'isola e da panorami mozzafiato ma non tutti sanno che questo, un tempo, era un luogo di relegazione.
Durante il periodo fascista furono confinati a Ponza personaggi illustri, contrari al regime, come Sandro Pertini, Giorgio Amendola, Mario Magri, Gianbattista Canepa, Cencio Baldazzi, Antonio Camporese ...e tanti altri...l'elenco sarebbe veramente lungo.
Ma come ha vissuto l'isolano questa condizione?
Pare non bene...anche i ponzesi non si potevano muovere liberamente...
Ernesto Prudente nel libro "Cronaca di cose ponziane" con l'episodio del latte ci dà l'idea di come si vivesse a Ponza.
Ecco cosa scrive Ernesto: "Una volta quasi tutte le famiglie che abitavano al di fuori della parte centrale del paese allevavano gli ovini. In maggior parte erano capre perchè producevano un maggior quantitativo  di latte rispetto alle pecore che si allevavano soprattutto per la lana.
Quel latte quasi sempre serviva per le esigenze della famiglia. Chi allevava molti animali lo vendeva come lo vendevano le due uniche famiglie che allevavano ovini.
Si cercavano i clienti prima che l'animale figliasse.
Erano le famiglie più agiate a prenotarsi. Si prenotava anche chi aveva necessità di latte per ragioni di salute.
Grande o piccolo, uomo o donna che fosse il lattaio girava di primo mattino per le strade del paese per fornire chi ne aveva fatto richiesta.
Quando pioveva si copriva con un sacco di juta a mo' di cappuccio di monaco."
Scrive ancora: "In generale l'offerta era sempre inferiore alla richiesta specialmente durante il periodo del confino politico, quando l'isola aveva una popolazione stabile intorno ai seimila abitanti.
Anche sui lattai pesava il rigore del regime fascista.
Arcangelo scendeva tutte le mattine da sopra Giancos per distribuire il latte delle sue vacche. Era conosciuto ma soprattutto era noto per una forma di poliomielite che gli aveva atrofizzato una gamba e lo costringeva a zoppicare.
Molto spesso all'uscita del grottone di Giancos, dov'era posto il limite di confino, s'imbatteva in un milite di guardia, uno di quelli che ci tenevano a far pesare il valore della loro divisa (e quanti ce n'erano), che gli diceva: "Arcangelo, i documenti".
Chiamarlo per nome significava che lo conoscesse e, come se ciò non bastasse, Arcangelo presentava nella carenza fisica, una identità netta e precisa che non permetteva sbaglio di persona.
Quante volte Arcangelo è stato costretto a ritornare a casa e munirsi di un documento di identità.
Anche questo fa parte di quel prezzo che Ponza fu costretta a pagare al fascismo."



L'uscita del tunnel di Giancos...dov'era il limite di confino...



Giancos vista dal tunnel...





Il porto e la spiaggia di Sant'Antonio

Nessun commento:

Posta un commento

I vostri pensieri