Dove finisce Ponza cioè alla Punta dell'Incenso, separato da un braccio di mare di circa 130 metri, c'è l'isolotto di Gavi.
Plinio chiama questo isolotto "Gavia" per i numerosi nidi di gabbiani che stazionano su quelle rocce, mentre nell'antichità era chiamato anche San Martino.
Il 26 febbraio 1808 l'isolotto di Gavi viene dato in affitto, per 10 ducati l'anno, al chirurgo militare Don Gabriele Antodaro che secondo il Tricoli "ridusse buona parte a cultura e con non poco profitto; anche utilità ricavata dalla caccia de' volatili e conigli; e bensì interessante miniera di creta, che, grezza e come unica nel regno, si smaltisce alla capitale per essere troppo necessaria alla manifatturazione delle stoviglie".
Tricoli scrive ancora che a Gavi c'erano "tre antiche grotte, cisterna e piccoli residui di fabbriche" e crede di individuare i resti dell'antica "Grance" che avrebbe retto qui l'abate Pietro Spinelli intorno al 1200.
Nel 1825 il sindaco di Ponza concesse Gavi a Don Giuseppe Vitiello, parroco dell'isola, che ne fece proprio patrimonio sacro.
A Gavi c'è una sola casa, abitata nel periodo estivo, non ci sono spiagge.
C'è una grande grotta chiamata Grottone di Gavi.
Nell'ottobre del 2009 è stato avvistato un esemplare di foca monaca, specie ormai rara nei nostri mari.
L'isolotto di Gavi visto dal mare
Planimetria dell'isolotto di Gavi, redatta nel 1808
(Dal libro "Ponza, Palmarola, Zannone di Giovanni Maria De Rossi)
La casa sull'isolotto di Gavi
Ancora la casa su Gavi ripresa da altra angolazione