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domenica 6 maggio 2012

Raccontare è...

Raccontare è un'arte non è fare un resoconto dell'accaduto perchè bisogna attingere alla memoria....ai ricordi.....
Da bambini restavamo incantati dai racconti dei nostri nonni o genitori quando rivivevano i momenti della guerra o del loro vissuto....di una Ponza che non esiste più.
Quante vicissitudini!!!
Attraverso i racconti ci immergevamo in quel contesto.
Anche nella piccola isola di Ponza si sentivano gli effetti della guerra.
Molti giovani erano a combattere.....chi per terra...chi per mare.....spesso non si avevano notizie di loro.
Le madri o le mogli ricorrevano alle "orazioni", recitavano delle preghiere e attendevano dei segni , nel totale silenzio della notte, che poi interpretavano. In questo modo riuscivano a capire se la persona stava bene o aveva qualche problema (ne ho già scritto in un precedente post).
Per chi restava sull'isola ad ogni allarme aereo non restava che nascondersi in luoghi protetti.....nella zona del Porto era la cisterna romana situata in via Parata infatti veniva chiamata "Il Rifugio".
Dopo la tragedia del piroscafo "Santa Lucia", nelle acque di Ventotene, Ponza restò senza collegamenti e venne rifornita di viveri solo grazie a dei motovelieri.
Verso la fine di febbraio del 1944 per una serie di tempeste che impedirono la navigazione ai motovelieri, gli isolani rimasero senza cibo, alcuni morirono.
Il parroco Dies fece anche un triduo di preghiere a San Silverio e finalmente il 5 marzo entrò in porto, con il mare in burrasca, un vapore inglese, che portava farina e patate, al comando di un ponzese molto tenace, Antonio Feola(Tatonno primo).
In quegli anni c'era tra i ponzesi molta solidarietà, ci si aiutava nelle difficoltà, non come oggi che il vicino viene visto come un nemico che ti può togliere qualcosa.
Sono tante le storie da raccontare e da qualche tempo il sito "Ponza racconta" raccoglie i ricordi dei ponzesi sparsi per il mondo.
L'arte del raccontare proviene direttamente dal cuore.......

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