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domenica 28 febbraio 2021

Il bambino e la bicicletta

 Nel libro "Su e giù per Ponza" di Luigi Sandolo ho trovato un  aneddoto divertente. Eccolo:


"Addò sta Ddie?
Durante il catechismo nella chiesa di Santa Maria don Aniello Conte, che divenuto cappellano del carcere di S. Stefano con la sua testimonianza fece liberare un innocente dall'ergastolo, domandò a Silverio Mazzella, fratello del compianto Gennaro 'a Poste, dove stava Dio. Il ragazzo con lieve balbuzia rispose: Sta fore 'a chiese a guardà 'a biciclette mie.
Don Aniello raccoglieva quello che aveva seminato. Egli infatti per indurre il ragazzo a seguirlo nella sagrestia, dove si teneva il catechismo, lo aveva assicurato che poteva lasciare la bicicletta, con la quale giocava, fuori dalla chiesa perchè a guardarla v'era Dio." 

Il piccolo Silverio aveva ricevuto in dono la bicicletta da suo zio di cui portava il nome che, ritornando dagli Stati Uniti, l'aveva comprata a Formia. La bicicletta a quei tempi era una novità e giustamente Silverio ci teneva proprio. Aveva paura che qualcuno gliela portasse via.


Il borgo di Santa Maria con la chiesa



Una bicicletta

venerdì 26 febbraio 2021

La nebbia

 In questi giorni diverse località, soprattutto al mattino, sono avvolte dalla nebbia.

La nebbia  mi mette ansia, un senso di oppressione.

Ricordo che, negli anni '70, più di quarant'anni fa, proprio in una mattina di maggio, Ponza era completamente avvolta dalla nebbia.
Io dovevo partire da Ponza per seguire i miei studi e la nave, il mitico Falerno, aspettò fino al pomeriggio per mollare gli ormeggi ma la nebbia si diradò solo un po'.
Per tutto il viaggio in mare si sentì la sirena del Falerno che strombazzava a più non posso per segnalare la sua presenza alle altre imbarcazioni. Non c'era la strumentazione di oggi.
E chi se lo scorda...

"E' l'incertezza che affascina. La nebbia rende le cose meravigliose".

(Oscar Wilde)




La nebbia all'isola di Ponza

(Foto di Dimitri Scripnic, 25 febbraio 2021)

mercoledì 24 febbraio 2021

Il ricordo non muore mai...

 Caro papà sono già passati 15 anni che ci hai lasciato ma il tuo ricordo è sempre vivo in noi.



Ciro Iacono maestro d'ascia dell'isola di Ponza, mio padre


Non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo

(Isabel Allende)

domenica 21 febbraio 2021

La Cappella dell'Addolorata

 All'isola di Ponza, nella vecchia strada che collega Santa Maria ai Conti, troviamo una Cappella dedicata alla Madonna Addolorata. Venne edificata nel 1935 per volere di don Luigi Coppa perchè pare che proprio in quei luoghi vedessero gli spiriti.

Un pò per esorcizzare la paura venne edificata la Cappella dell'Addolorata e pare che dopo la sua costruzione il luogo divenne tranquillo.
Ras Immerù durante le sue passeggiate pare sostasse in preghiera proprio davanti alla cappella dell'Addolorata e gettasse monete attraverso le grate. Invece il generale Degiac che lo accompagnava donò alla statua della Madonna Addolorata una medaglietta d'oro che lui portava al collo in segno di devozione.


La Cappella dell'Addolorata


La statua della Madonna Addolorata

venerdì 19 febbraio 2021

Ricordi del passato: il gioco della campana

 Da ragazzina, all'isola di Ponza, giocavo alla campana nel cortile della scuola elementare, in via V. De Luca, sulla Parata.

Ci racconta di questo gioco Ernesto Prudente. Ecco cosa scrive:

"La campana consisteva nel disegnare per terra, con gesso o carbone, un rettangolo che veniva diviso, nella sua lunghezza, da una linea centrale in due parti uguali e, per la sua larghezza, in dieci spazi uguali, cinque da un lato e cinque dall'altro lato. spazi che venivano numerati. Sul lato opposto alla partenza, da un angolo all'altro del rettangolo, si disegnava un semicerchio. Era la zona del riposo. La giocatrice che iniziava doveva lanciare una piastrella nello spazio indicato dal numero uno e avanzando su un solo piede doveva attraversare tutti gli spazi, senza mettere il piede sulle linee tracciate, fino ad arrivare nella zona di riposo dove poteva sostare poggiando ambedue i piedi. Riprendeva poi il cammino in senso inverso, sempre saltellando su un solo piede, e una volta giunto nello spazio laterale dove aveva messo la piastrella la doveva raccogliere. Toccare le righe con il piede, poggiare a terra l'altro piede, mettere la mano per terra quando si raccoglieva la piastrella erano motivi di squalifica che faceva subentrare nel gioco un'altra concorrente."

Quanti ricordi...



Il gioco della campana in un dipinto di fine Ottocento del pittore francese Thèophile Emmanuel Duverger

Si gioca...




Schema del gioco


Nel cortile di questa scuola giocavo...

mercoledì 17 febbraio 2021

Fortura

 Un tempo, all'isola di Ponza, si raccontavano tante storie e bastava poco che una persona venisse classificata strega o fattucchiera.

Una di queste, quella di Fortura, venne pubblicata sul giornalino ciclostilato "Il Sestante" nel 1970, scritta dal giovane Salvatore Balzano.

Ecco cosa ha scritto Salvatore:

Tra i cunti sempre ricorrenti sulle bocche dei vecchi, nelle burrascose sere accanto al braciere, quando dagli aneddoti si passa alle favole, ricorre sovente il nome o la vicenda di Fortura. Abitava, vedova e madre di due figli, giù alla banchina insieme alla nuora. Era una strega come le comari dicevano. Si sussurrava di lei che si sutugnava sul corpo un unguento, per mezzo del quale volava nelle case di chi non le mostrava simpatia. Enorme potere era il suo. Non conosceva pietà. Le sere più scure la vedevano sortire a volo e passare fra i muri e imprecare contro il dannato e compiere il sortilegio. Un giorno di novembre venne a trovare alcuni parenti a Le Forna e, senza avvedersene, passò nel terreno di un certo S.V. il quale, visto calpestato il grano e l'orzo dai piedi fatturati di Fortura, la sgridò come chi inveisce contro il Maligno. Ella reagì: - " Zelluse fottùte ngùle t'àggia fa pagà". Altre parole non vennero e si allontanò. La sera, col favore degli elementi, dopo essersi sutugnata l'unguento portentoso, entrò in casa di S.V. e deformò la figlia Margherita, costringendola a camminare con la testa fra le gambe. Il padre scongiurò fra le suppliche. Fortura mantenne il malefizio. Ma il male fa paura, soprattutto quando dominato da streghe. La nuora di Fortura, impallidì per la forza del sortilegio e...di nascosto, cambiò l'unguento con lo strutto. Quando la strega si spalmò per compiere i suoi giri funesti cadde miseramente sfracellandosi al suolo. Prima di spirare, cercava a chi consegnare i suoi poteri, come era stato fatto per lei e come sempre si farà. Nessuno osò accettare. Testimone inconsapevole della vicenda, la scopa fu investita dai poteri che la fecero ballare ininterrottamente per alcuni giorni. Queste ed altre cose si raccontano accanto al fuoco, nelle sere."

Che ci si creda o no queste storie comunque sono affascinanti anche se mettono un pò di paura. Chissà quante altre ce ne sono da raccontare...

Nota: sutugnare significa ungere



Fortura abitava giù alla banchina


Le Forna, dove si svolse il sortilegio




...e la scopa ballò ininterrottamente per alcuni giorni

domenica 14 febbraio 2021

U cottero d'u nonno

 Nonno Peppino Iacono ha navigato per una vita su diverse imbarcazioni ponzesi e sul cottero (cutter) che era appartenuto a suo padre Ciro. Ha navigato prima a vela poi a motore.

Il cutter  Santuario di Pompei, costruito a Vietri sul Mare nel 1890, era in legno, quercia e pino e navigava a vela. Aveva una stazza lorda di 27 tonnellate. Era stato acquistato dal mio bisnonno Ciro Iacono il 24 settembre 1906.
Il motore fu aggiunto in seguito.
Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'affondamento del piroscafo Santa Lucia, nonno Peppino con il cottero faceva la spola tra Ponza e il continente portando viveri, quando capitava dava qualche passaggio anche a persone.
Mia madre mi ha raccontato che proprio in quell'estate era a Ventotene per aiutare sua sorella Olga che aveva le bambine piccole. I collegamenti marittimi furono interrotti e riuscì a tornare a Ponza proprio con il cottero di nonno Peppino. In quel periodo mamma ancora non era nemmeno fidanzata con mio padre Ciro, era giovanissima.
Questi mezzi furono utilissimi durante la guerra quando Ponza rimase isolata.
Il cutter Santuario di Pompei è entrato nella storia della marineria ponzese.

Nota:
Mia madre ha visto con i suoi occhi il piroscafo Santa Lucia mentre affondava a Ventotene. A bordo c'era una sua amica, Antonietta Galano, che in quella tragedia perse la vita a soli 17 anni.


Il cutter Santuario di Pompei


Nonno Peppino Iacono, la foto sul suo libretto di navigazione


Il bisnonno Ciro Iacono


Imbarcazioni a vela nel porto di Ponza

venerdì 12 febbraio 2021

I sòrve

 I sòrve così vengono chiamati in dialetto ponzese i frutti dell'albero di sorbo.

I frutti del sorbo vengono colti acerbi e appesi a grappoli in luoghi freschi e ventilati come i balconi per essere consumati quando maturano. Sono efficaci astringenti.

L'estate scorsa, all'isola di Ponza, ho fotografato diverse piante di sorbo sulla strada dell'Acquedotto.

Confesso che non conoscevo questa pianta ma i frutti mi hanno incuriosita ed ho cercato di documentarmi.




Il panorama dalla strada dell'Acquedotto







Le piante di sorbo. Si vedono i frutti a grappolo

mercoledì 10 febbraio 2021

Fra Diavolo, un brigante all'isola di Ponza

 Abbiamo spesso sentito il nome di Fra Diavolo, alias Michele Pezza, un brigante originario di Itri, vissuto tra la fine del  1770 ed i primi anni del 1800.

Ebbene la sua storia sfiora anche la nostra Ponza...
Di questo personaggio ci racconta l'indimenticabile Ernesto Prudente nel libro Miscellanea che ha fatto delle ricerche su Fra Diavolo.
Ecco cosa scrive: " Fra i  tanti e vari personaggi che nel corso dei millenni hanno messo piede a Ponza c'è anche Michele Pezza, nato a Itri e morto a Napoli, comunemente noto con il nomignolo di Fra Diavolo. Un diavolo vestito da frate come indica il soprannome che, sempre suggerito da elementi di concretezza, rispecchia maggiormente le particolarità e le attitudini dell'individuo a cui viene affibbiato. Ci troviamo, quindi, di fronte ad uno spirito potente dedito ora al bene e ora al male."
...Fra Diavolo, non fu altro che un guerrigliero. Fu il caposcuola della guerriglia.
Questo termine è stato coniato in Spagna nel 1808 quando bande di irregolari attaccavano il nemico, che, guarda caso era proprio Napoleone, con azioni di sorpresa, con imboscate, con attentati e sabotaggi. Azioni che venivano effettuate in zone montane, boscose e impervie, particolarmente adatte allo spostamento di piccole formazioni."
...Per sette anni, 1798-1806, egli cercò in tutti i modi di ostacolare l'avanzata dell'esercito francese.
Lo odiava sia perchè era un invasore, e lo aveva ampiamente dimostrato, e sia perchè i francesi gli avevano massacrato il vecchio padre. Odiava questi invasori a tal punto da non prendere mai in considerazione le vantaggiose offerte, ripetutamente fattegli, l'ultima il giorno prima di essere impiccato, di tradire il suo re. 
Quel suo modo di combattere (scendeva dai monti, nel buio della notte, e penetrava nei paesi occupati dai francesi per saccheggiarli) e le sue apparizioni e le sue scomparse improvvise da un luogo all'altro, tanto da sembrare nu munacielle, eccitavano la fantasia popolare creandogli proseliti. Spesso camuffandosi da eremita, trovava asilo finanche nei monasteri femminili dove l'ospitalità delle suore era totale."
..."Fra Diavolo mise piede a Ponza nel febbraio  del 1806 sia per organizzare bande armate da trasferire poi sul continente per aiutare la resistenza di Gaeta e sia per effettuare attacchi di sorpresa lungo le coste rivierasche.
Il trasferimento in terraferma di questi contingenti avvenne in più riprese il che fa ritenere che il Pezza si fosse fermato a Ponza per un periodo non breve anche perchè reclutò volontari pure a Ventotene e a Santo Stefano.
Nelle isole ponziane affluirono, da ogni dove,  tutti coloro che riuscivano a scampare al passaggio dello straniero.
A marzo di quell'anno Fra Diavolo compie un raid in continente per sostenere gli assediati di Gaeta.
L'azione coraggiosa di Fra Diavolo suscitò nella popolazione isolana un tale e tanto entusiasmo che un certo Antonio Albano, soprannominato Gazzettiello, armò con alcuni amici una goletta e fece  una incursione a Sperlonga dove riuscì ad incendiare un grosso deposito di fascine che i francesi avevano approntate per incendiare la città di Gaeta e provocare la resa degli assediati."
..."Durante il suo soggiorno a Ponza Fra Diavolo, per l'esperienza acquisita, fa nascere, nel marzo 1806, il corpo dei "Cacciatori del mare", l'antesignano dei Marine americani e degli incursori della marina italiana, formato da 150 uomini che "vestivano a loro rispettivo costume", ben addestrati e sempre pronti ad effettuare incursioni sul litorale continentale. Essi alloggiavano a Le Forna, in due grossi padiglioni scavati nella roccia. Al comando di questo gruppo mise il nipote Domenico Pezza, cresciuto alla sua scuola, che dimostrava coraggio e determinazione nonostante la giovanissima età."
..."L'opera e le azioni di Fra Diavolo furono ritenute talmente meritorie che alla sua morte, avvenuta per impiccagione a Napoli l'11.11.1806 quando re di Napoli era Giuseppe Bonaparte.  Ferdinando di Borbone, ritornato sul trono di Napoli, assegnò alla vedova un vitalizio di cento ducati mensili."
Anche questa pagina fa parte della storia di Ponza.






I "Cacciatori del mare" alloggiavano a Le Forna

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)


Fra Diavolo


domenica 7 febbraio 2021

Abitare l'Utopia

 In un angolo del cimitero di Ponza, da cui l'occhio umano scruta le forme bellissime dell'isola, c'è un monumento originale con l'iscrizione "Abitare l'Utopia"

E' dedicato a Sergio Garavini, figura importante della sinistra italiana e della CGIL.

Garavini amava molto l'isola di Ponza.

Nota:

Utopia : formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nelle realtà ma che viene proposto come ideale e come modello





Il monumento "Abitare l'Utopia" nel cimitero di Ponza

venerdì 5 febbraio 2021

A Cappelle d'a Madunnelle

Nel cimitero dell'isola di Ponza, esisteva, un tempo,  una chiesa molto antica proprio dietro la cappella di don Salvatore Tagliamonte. Era dedicata alla Natività di Maria  in cui dopo la costruzione della nuova chiesa del Purgatorio vennero seppelliti i defunti.

Pare sia crollata e non si sa più nulla di questa Cappella. Ormai non c'è più nessuno che può raccontarci qualcosa. E' raffigurata in un disegno di Pasquale Mattei, eseguito nel 1847, dalla Batteria Leopoldo. 

Potrebbe essere il Santuario dedicato alla Natività della Vergine Maria, scavato nella roccia del promontorio della Madonna per volontà della Capriola di Ponza, verso la fine del 1200, di cui racconta Boccaccio nel Decamerone (sesta novella, seconda giornata). La Capriola di Ponza fece erigere questo Santuario per ringraziare la Vergine Maria che l'aveva salvata..

Veniva chiamata "a Cappelle d'a Madunnelle".

Il Pacichelli nel 1685 di questa chiesetta così scrive: " Mà sovra il monte, in distanza di quì trecento passi dalla Torre, si celebra la Santa Messa, in un tempietto incivosi dentro, basso, e stretto."

Nota:

Il monte citato dal Pacichelli è la collina della Madonna


Nel disegno di Mattei, in alto, sulla rupe la chiesetta




La chiesetta doveva stare su quella rupe


mercoledì 3 febbraio 2021

A San Biàse...

 A San Biàse u sòle pì càse


Oggi è San Biagio e nell'isola di Ponza c'è questo detto... significa che in questo giorno il sole illumina tutte le case anche quelle meno assolate.








Le foto sono state scattate con il drone da Rossano Di Loreto (Febbraio 2015)