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venerdì 30 ottobre 2020

Cimitero vista mare

 In questi giorni il ricordo va ai nostri cari che non ci sono più ed il mio pensiero va al cimitero di Ponza.

Il piccolo cimitero di Ponza è posizionato in un posto con un panorama magnifico e mi sembra giusto che riposino lì i nostri morti.
Man mano che scendi le scalette o  dietro i vetri di una cappella ti imbatti nella foto di una persona che hai conosciuto.
In questo luogo c'è la storia della nostra isola, i nostri antenati.
Hanno scelto di essere sepolti a Ponza anche non ponzesi che l'hanno amata tanto e spesso la loro tomba è rivolta verso il mare. Il cantante Mike Francis, nome d'arte di Francesco Puccioni, riposa proprio nel cimitero di Ponza.
Purtroppo da un pò di tempo non c'è più spazio e  anche i morti vengono sfrattati.
Ogni tanto si parla di ampliamento...chissà...
Ognuno di noi vuole tornare alla sua terra madre...








































Tutto svanisce ma non i ricordi...

mercoledì 28 ottobre 2020

Tiribòtte o titiribbòtte

 Nel dialetto ponzese l'erica viene chiamata tiribòtte o titiribbòtte.

Per la verità non conoscevo questi termini, li ho appresi soltanto sfogliando il libro Flora illustrata di Ponza di G. e S. Mazzella.

L'erica è un cespuglio con foglie aghiformi e i fiori hanno una corolla che dà sul rosa - viola

Cresce il tutto l'arcipelago Ponziano e in questo periodo c'è una bella fioritura.











Foto di Annalisa Sogliuzzo

Nota:
Ernesto Prudente nel libro "A Spòrte d'u Tarallare" l'erica nana la chiama, in dialetto ponzese, Trictrac

martedì 27 ottobre 2020

Esercitazione in caso di maremoto

 Venerdì 16 ottobre, alle 9 e 30, i centri operativi dei comuni del litorale laziale tra cui Pomezia, Ardea, Anzio e Nettuno, hanno ricevuto l'allerta tsunami causato da un terremoto di magnitudo 7,0 registrato al largo dell'isola di Ponza ad una profondità di 10 Km.

Per fortuna era solo una simulazione, un'esercitazione della Protezione civile.

Ma all'isola di Ponza possono dei terremoti raggiungere questa intensità? Non lo sappiamo perchè cominciamo ad avere notizie di questi fenomeni solo dal 1775 e l'isola precedentemente era poco abitata.

A questo proposito il geologo Salvatore Paternò così scrive:

"I sismi, la cui registrazione è limitata agli ultimi due secoli, sono sempre stati di scarsa entità, avendo raggiunto raramente il VI° Mercalli, interessando aree molto limitate e con ipocentro poco profondo, variabile da 20 a 40 chilometri. Mercalli aveva già notato l'allungamento NW - SE di queste aree isosismiche, mentre i due terremoti a nord - ovest di Zannone dell'8 maggio 1847 il primo delle ore 22, V°, ed il secondo alle ore 24, IV°) e i due di Ponza del 15 novembre e del 11 dicembre 1892 - di cui si riporta qui sotto la successione cronografica - seguono l'asse della dislocazione del sistema più antico, cioè di Zannone, che è orientato sensibilmente da nord - est a sud - ovest"

Mercalli in Note geologiche e sismiche sulle isole di Ponza attinge un pò di notizie sui terremoti delle isole Ponziane da Ferdinando Ranieri, originario di Ventotene, giudice a Ponza verso la fine del '700, che aveva registrato i fenomeni naturali.

Comunque, recentemente,nei primi giorni di febbraio del 2017 alle 22, 33 la popolazione di Ponza avvertì prima un boato e poi una scossa sismica di magnitudo 3,7 Richter. Dopo la mezzanotte nuovamente una scossa di magnitudo 3,5. Un mese prima c'era stata una piccola scossa di magnitudo 2,3 a sud delle isole.

Per la cronaca le due scosse di magnitudo 3,7 e 3,5 le ho avvertite anche io che abito vicino Roma.

Nella memoria ponzese non c' è  ricordo di terremoto di magnitudo 7,0. Per fortuna!!!










Foto aeree dell'isola di Ponza (marzo 2013)                                                                             

Dati raccolti dal geologo Salvatore Paternò del terremoto del 1892 all'isola di Ponza







La sequenza di scosse del  febbraio 2017

domenica 25 ottobre 2020

A granàte

 Nel dialetto ponzese a granàte è il frutto del melograno ma viene chiamata così anche la pianta.

Una bella pianta di granàte all'isola di Ponza l'ho vista e fotografata nel cimitero con vista mare.

Il significato del melograno è fertilità e abbondanza ma anche simbolo di morte e poi di rinascita.

San Giovanni della Croce considera la rotondità del frutto espressione dell'eternità divina.

Nella simbologia cristiana rappresenta l'energia vitale, l'espressione dell'esuberanza della vita ma anche l'unione di tutti i fratelli della Chiesa.




Il melograno nel cimitero dell'isola di Ponza



A granàte

giovedì 22 ottobre 2020

Sulle tracce del passato...il culto dei morti

 In questo momento il cimitero di Ponza è diventato insufficiente...non c'è più posto e bisognerebbe trovare il modo di ampliarlo.

Ma nel Settecento i primi coloni giunti da Ischia dove seppellivano i propri cari?
Sono state trovate sepolture in diverse località dell'isola come nei pressi del porto, accanto alla chiesa, in zona Dragonara, a Santa Maria...
Il Tricoli scrive: "Solo nel 1772 venne costruito il camposanto scoverto in dorso del bagno di Pilato, cinto da un muro, con tre profonde fosse, oltre la estensione di suolo per inumarvi, nonchè quello esterno destinato per gl'impenitenti ed appestati. Sulla parte più elevata di quel luogo fu edificato quello coverto, con tre altari dedicati alla Madonna della Salvazione, a S. Lucia, ed alle anime del Purgatorio, mentre delle quattro fosse col dispaccio del 12 maggio 1792 erano classificate, una per i sacerdoti, uffiziali e notabili; la seconda per soldati e condannati; la terza per gli uomini; e l'altra per le donne e ragazzi."
E a Le Forna?
Era previsto un cimitero anche in quella parte dell'isola, accanto alla chiesa dell'Assunta, infatti si autorizzò la sepoltura con un dispaccio del 18 agosto 1801, ed il Re donò una lapide, con un'iscrizione in latino, che fece arrivare da Palermo, che ora si trova nei locali del Museo di Ponza.
Un discorso a parte meritano le Necropoli che sono situate sui Guarini ed al Bagno Vecchio degli Scotti.
Giovanni Maria De Rossi in "Ponza Palmarola Zannone" scrive: "In entrambi i casi ci si trova in presenza di tombe a camera scavate nel banco roccioso, per deposizioni miste (incinerazione ed inumazione). Sia ai Guarini che al Bagno Vecchio i sepolcri si snodano dalla sommità  lungo ai fianchi sud e sud-est dell'altura; il loro orientamento è determinato dall'orografia che imponeva lo sfruttamento dei terrazzamenti naturali e degli interposti pianori, senza l'intervento di forzature artificiali."
Il Mattei, nel 1847, così scrive della Necropoli dei Guarini: "Ma sul pendio di Chiaia di Luna non mi aspettava imbattermi nel sepolcreto Ponziano antico. Di esso mi offriva la certezza, oltre all'aspetto, anche la disposizione delle tombe, la frequenza delle medesime sulle pendici del colle, serbata la visuale della propinqua città."
Ecco la lapide che è una testimonianza del cimitero previsto a Le Forna:

Iscrizione marmorea in latino proveniente dall'ex Cimitero delle Forna di Ponza (Deposito Comunale di Ponza).
Il testo dice: "Affinchè coloro che furono creati di polvere e che polvere sono tornati, in attesa della beatitudine e della gloria del Gran Dio, abbiano un seppellimento temporaneo, la beneficenza religiosa di Ferdinando IV P.F.A.Re delle Due Sicilie ha costruito questo cimitero pubblico alle Forna di Ponza. Consulente, Michele San Severino vescovo di Gaeta, nell'anno di rinnovata salute 1807."
(Da "Le isole pontine attraverso i tempi")






La Necropoli sopra Chiaia di Luna nei disegni del Mattei, 1847











La Necropoli del Bagno Vecchio
(Foto di Rossano Di Loreto, settembre 2016)

La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi
Marco Tullio Cicerone

martedì 20 ottobre 2020

U Farcone

 Nel dialetto ponzese u farcone è il falco pellegrino, un uccello rapace  stanziale. Costruisce il suo nido in luoghi impervi come anfratti rocciosi inaccessibili, lungo le falesie. Nelle nostre isole si possono trovare nidi alla Scarrupata, Montagnièlle, Core, Gavi, Cala del Mariuolo, Montagna del falcone, Vardella, Guarnieri, Forcina, Cala di Tramontana. E' un uccello intelligente, astuto, con un'apertura alare tra i sessanta e gli ottanta centimetri ed è velocissimo.






U farcone in volo a Le Forna, isola di Ponza, dietro c'è una "code i zefère"

(Le foto sono gentilmente concesse da Ingrid Schatz)






U farcone

(Immagini reperite in rete)


domenica 18 ottobre 2020

Il sindaco Gaetano Vitiello

 La piazzetta sulla Punta Bianca, all'isola di Ponza, è intitolata dal 1952 al sindaco Gaetano Vitiello.

Ma chi era? Quanto tempo fa è stato sindaco?

Qualche notizia l'ho avuta dal libro "PONZA brevis insula...brevis historia" di Giulio Vitiello, il figlio, che racconta:

" Ai primi del 1900 Gaetano Vitiello, figlio di Gennaro ultimo sindaco borbonico, fu eletto sindaco. Egli trovò la parte amministrativa in regola e parecchie ed importanti opere portate a compimento dal suo predecessore sindaco Vincenzo De Luca, tra queste la trasformazione del fortilizio (batteria Leopoldo) situato sulla collina "La Madonna" in cimitero; le grotte, già dormitori delle truppe e altre adibite a deposito materiali bellici, tramutate anche esse in cappelle sepolcreti, il tutto recintato da robuste mura. Purtuttavia la cittadina mancava di fognature, scoli d'acqua piovana, molte strade erano impecorribili, parte di quello che era stato il famoso campo trincerato ancora era da colmare o da spianare, bisognava trasformare le opere murarie che isolavano il centro, le cisterne serbatoi erano in stato di cattiva manutenzione, il canalone, che convoglia le acque piovane del monte Guardia verso Chiaia di Luna, aveva bisogno di riparazioni ed altri lavori urgenti non ammettevano dilazione, come il dragaggio del porto ed il rifacimento della banchina di levante con relativa protezione dei frangiflutti. Il sindaco Vitiello che era stato nominato in precedenza Delegato di Porto mise in moto anche questo ufficio per accelerare l'inizio dei lavori. Nel 1901 infatti la draga portò i fondali a quota normale ( 8 - 20 metri), la banchina fu riattata mentre il completamento dei frangiflutti durò quattro anni, o meglio, stagioni; si poteva lavorare solo d'estate e con mare completamente calmo. I macigni della "Scarrupata" la cui operazione di imbarco e sbarco era effettuata a braccia, il che richiedeva molto tempo dato che l'impresa assuntrice del lavoro non disponeva di pontoni muniti di gru, servivano a completare la scogliera frangiflutti. Il capitano della Regia Marina cav. Emilio Cuomo incaricato dal Consiglio Comunale (delibera n. 4 del 1900), si rese interprete presso il Ministero della Marina Mercantile facendo accelerare i tempi per l'esecuzione dei lavori. Il Vitiello, rieletto sindaco per il triennio 1903 - 1905 con delibera del n 21 dell'11. X. 1902 continuò la sua opera di sistemazione razionale delle strade urbane ed extraurbane. Gli appaltatori Michele Martinelli e Agostino Perrotta, in fraterna emulazione, costruirono le strade che ancora oggi reggono all'usura del tempo e qualche volta anche alla cattiveria degli uomini. In cinque anni le opere costruite o riattate comportarono una spesa complessiva - stando alle delibere consiliari - di  L 51.373, 61 somma che nel 1973 rappresentava alcuni milardi."

Gaetano Vitiello fu rieletto ancora per due trienni e dopo si trasferì, con la sua famiglia, ad Olbia dove scomparve il 30 luglio 1928, una settimana dopo sua moglie.





Piazza Gaetano Vitiello alla Punta Bianca
(Foto di Rossano Di Loreto)


La targa che intitola la piazza a Gaetano Vitiello

venerdì 16 ottobre 2020

Il vecchio Giovanni

Il Mattei nel suo viaggio a Ponza, nell'aprile del 1847, incontrò un vecchio di 108 anni che, con l'aiuto del suo bastone, ogni giorno dal Borgo di Sant'Antonio, dove abitava, camminando per oltre un chilometro si recava alla Chiesa del Porto per la Messa.
Era talmente lucido da ricordare le origini della colonizzazione di Ponza avvenuta verso  la metà del Settecento.
Il vecchio Giovanni così dice al Mattei: "Credete sia impossibile che in questa età si possa ancora godere florida salute, mangiare e digerire benissimo, e tenere dippiù chiarezza di mente e memoria?..."
Io sono qui, e i libri Parrocchiali stanno là, senza dirvi che tutta Ponza conosce il vecchio Giovanni o per meglio esprimermi sono io che conosco tutti questi Ponzesi ora miei compaesani, i quali dal primo all'ultimo ho visto nascere, e i loro figli de' figli...
Per la memoria, se vi aggrada, posso darvene un saggio"
E comincia a raccontare...
Il vecchio Giovanni dice anche che è arrivato a quell'età perchè si ciba di cose sane come il pesce, i legumi, gli ortaggi e poca carne, che a Ponza l'aria è pura e basta fare un pò di  movimento.



Il vecchio Giovanni di anni 108



Il Borgo Sant'Antonio visto dalla Dragonara



Il Borgo Sant'Antonio visto dal mare

La vecchiaia è la sede della sapienza della vita

Papa Francesco

mercoledì 14 ottobre 2020

Il tesoro del Fortino del Papa

 Sfogliando le pagine del libro di Silverio Mazzella "Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita" si trovano sempre racconti interessanti

Eccone uno:

"Quel luglio del 1930 restò segnato nel suo animo e in quello dei suoi paesani in modo indelebile. Agostino Iodice anche quel giorno, dopo aver pranzato con la famiglia, si avviò verso i terreni che coltivava. il suo trisavolo aveva avuto quella proprietà a ridosso del Forte Papa da Ferdinando IV, re di Napoli, e la sua famiglia traeva da quelle terre, da cinque generazioni, il necessario per vivere dignitosamente. 12 catene, larghe e al riparo dai venti erano l'orgoglio che, nonostante l'età avanzata, ancora lo aiutava a lavorare nei campi. Il suo impianto di Biancolella, rinnovato sempre dalle stesse piante arrivate da Ischia cento e più anni prima, prometteva quell'anno un vino favoloso. Mai primavera era stata così prodiga di pioggia e le viti con i nuovi getti si presentavano carichi di promesse. Agostino dopo aver percorso il sentiero che si snodava tra le proprietà dei fratelli, utilizzando i canali d'impluvio, giunse sul ciglio del costone del Forte Papa e, come sempre, si fermò ad osservare con infinito orgoglio le sue terre. Ma notò una cosa strana che non riusciva a spiegarsi. Un brivido lo percorse per tutto il corpo. Una enorme buca era stata scavata sulle prime due catene. Quella buca aveva devastato la produzione più promettente e curata con tanta fatica. Chi poteva essere stato? E perchè? Trafelato raggiunse la buca e inorridito constatò che era profondissima, una voragine. Ma ancor più si spaventò nel vedere che era piena di marenghe d'oro. Mai aveva visto tanto oro e mai, neanche, aveva osato immaginare. Il luccichio abbagliante sotto il sole, il sudore che gli appannava gli occhi e una paura incontrollabile di chissà quale sortilegio lo indussero a scappare via guadagnando la via di casa. Con l'affanno e in preda al panico più violento spiegò tutto alla moglie  che lo consigliò di rivolgersi al parroco don Francesco Sandolo, medico premuroso delle loro anime. Questi era un buon uomo che aveva avuto l'incarico di quella parrocchia dopo aver girato molti paesi dell'entroterra formiano e ora, come ricompensa, anziano, era tornato al suo paese natio. Costui, dopo aver ascoltato il povero Agostino con tanta pazienza ed attenzione, lo rimproverò per non essere stato capace di afferrare la fortuna che gli era stata offerta. Bastava, gli disse, che avesse buttato nella buca un suo oggetto personale, anche il suo vecchio e liso basco poteva bastare, e tutto quell'oro sarebbe rimasto suo. Ora se fosse tornato sui terreni, così come da lì a poco fece, non avrebbe trovato più la buca; essa era richiusa completamente con tutto il suo immenso tesoro. Anche a volerlo scavare sarebbe stata fatica persa perchè avrebbe trovato solo cenere."











Il Forte Papa
(Estate 2016)


Don Francesco Sandolo