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domenica 24 febbraio 2019

Il ricordo non muore mai

Sono già passati tredici anni dalla tua scomparsa papà e sembra ieri che ci hai lasciati attoniti e increduli.
Proprio quella mattina di febbraio avevi terminato la tua ultima barchetta e, come mi dicesti poi, eri contento perchè era di un colore particolare, tra l'azzurro e il verde mare.
Poi il malore improvviso ma niente lasciava presupporre la tua scomparsa.
Sei sempre nei nostri cuori...nei nostri pensieri
Il ricordo non muore mai...


Ciro Iacono, maestro d'ascia dell'isola di Ponza, mio padre


Non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo

Isabel Allende

venerdì 22 febbraio 2019

Carnevale nel tempo

Nell'atto del mascherarsi c'è qualcosa di magico e coinvolgente, qualcosa di antico che attrae grandi e piccini.
Indossare una maschera equivale a perdere la propria identità per assumerne un'altra.
Quante volte da bambini ci siamo travestiti...quante risate...bei tempi.



Delle splendide donne ponzesi mascherate
Io riconosco: Ave Andreozzi, Rosaria Zecca, Luciana Migliaccio, Dialma Mazzella,


Sfilata di maschere anno 1996



Bambina mascherata



Bambini che sfilano mascherati

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

mercoledì 20 febbraio 2019

Cala Inferno

Cala Inferno si trova nel versante orientale dell'isola di Ponza, una scala collegava la frazione di Le Forna con il mare e con delle barchette si raggiungeva il porto.
La scala di Cala Inferno venne fatta costruire dai Borboni proprio per agevolare i collegamenti con l'altro nucleo abitativo che arrivò, a Ponza, nel 1772, proveniente da Torre del Greco, e si stabilì nella parte settentrionale dell'isola, Le Forna. 
Questa scala, probabilmente, è stata costruita su un preesistente percorso romano.
Il Tricoli così scrive: "A comunicare con l'altro abitato, si tracciò la comoda strada, mentre per via di mare in circa due miglia, si intagliò la scalinata spaziosa a Caladinferno di 350 scaloni a partire da quella sorgiva per montare sul colle".
Il Mattei si recò nella zona di Le Forna nell'aprile del 1847, era incuriosito dal nome Cala Inferno, perchè si chiamasse così, ma alla fine capì e scrive: "A mò di antemurale fa difesa alla Cala che si dice dell'Inferno una costiera che chiude un piccolo seno di mare con poca spiaggia sabbiosa, sparsa di pomici, e di sostanze bruciate. Rupi gigantesche scendono a picco nel mare,frastagliate e rosicchiate nelle creste che si estollono ardimentose nell'aria come i merli di un gotico castello del medio evo. Esse si colorano di un bruno rosso- giallo arsiccio. Nel fianco della rupe, di prospetto al mare è condotta a scalpello una scala di ben dugento logori ed affannosi scalini, la quale giunta a metà, procede come modellata tra orridi macigni, e si addentra fra irte e precipitose masse, si che diresti non per altro sentiero il pietoso Enea fosse disceso all'Inferno. Da queste chiare apparenze stabilita la certezza di una violenta crisi Vulcanica in quell'ignivoma contrada, qual meraviglia se si diede la denominazione di Cala d'Inferno..."
Da queste foto vediamo che è molto suggestiva.





















(Foto di Rossano Di Loreto)

Purtroppo la scalinata non è più accessibile perchè c'è stato qualche movimento franoso molti anni fa ed è un vero peccato se pensiamo alla fatica di quelli che l'hanno costruita.
Proprio a Cala Inferno, un tempo, le navi in transito nel Mar Tirreno venivano a rifornirsi di acqua sorgiva, c'era una fontanella che zampillava ma anche un deposito dell'acquedotto, realizzato dai romani. Anche durante la guerra le navi venivano a fare rifornimento d'acqua.




La fontanella di Cala Inferno disegnata dal Mattei nel 1847


Un tratto della scalinata

domenica 17 febbraio 2019

San Silverio dei pescatori

San Silverio si è sempre festeggiato il 20 giugno, all'inizio dell'estate però dall'altra parte dell'isola, Le Forna, si festeggia anche l'ultima domenica di febbraio.
Un tempo molti pescatori, soprattutto di Le Forna, andavano a pescare per lunghi periodi lontano dall'isola, in Sardegna, in Toscana e per quella data non erano sull'isola.
Si sa che i ponzesi sono molto devoti al loro Santo protettore e per il 20 giugno arrivano a Ponza da ogni parte del mondo.
Così racconta Luigi Sandolo nel libro "Su e giù per Ponza": "La devozione per San Silverio è dimostrata anche dalla festa che in suo omaggio si celebra nell'ultima domenica di febbraio. Fu istituita per appagare la fede religiosa dei pescatori fornesi che dalla primavera all'autunno andavano a pescare aragoste in Sardegna. Quei pescatori erano un migliaio e lavoravano in quattro o cinque su barche lunghe da sei a sette metri. Questi gozzi venivano trasportati con l'equipaggio in Sardegna da velieri da carico ed in questo scorcio di secolo da quelli a vivai.
La festa di San Silverio di Le Forna si svolge in tono minore ma sempre con processione, musiche canti e fuochi artificiali."
Il parroco che istituì questa festa fu don Francesco Sandolo con il consenso dell'Arcivescovo di Gaeta, mi pare, nel 1915.
Questa tradizione continua anche se il numero di pescatori, a Ponza, ormai è esiguo.
E' importante proteggere le tradizioni dallo scorrere del tempo.

Gran Santo protettore
Silverio venerato
il popolo adunato
a te s'inchina





















(Foto di Rossano Di Loreto, 2018)



San Silverio quest'anno, in chiesa, è stato posizionato su una barca, d'altra parte è il Santo dei pescatori

venerdì 15 febbraio 2019

L'uocchie sicche

A Ponza ma anche in Campania c'è un detto che recita così: "L'uocchie sicche so' peggio d'i scuppettate"(il malocchio è peggio dei colpi di fucili).
Ma cos'è "l'uocchie sicche?"
E' una superstizione?
Lo spiega bene Luigi Sandolo in "Su e giù per Ponza"che scrive così: L'uocchie sicche, il malocchio, in italiano, lo possedeva l'individuo che guardando negli occhi esercitava un influsso malefico. Come rimedio preventivo si usavano l'abbetielle, che era una immagine di santo cucita in una pezza di stoffa appesa al collo, ed amuleti di tutte le specie quali cammei e cornetti di corallo.
Per proteggere la famiglia dal malocchio si inchiodavano dietro le porte ferri di cavallo già usati e di preferenza quelli rotti ritenuti più efficaci.
Quando le cose non andavano bene o la salute non era buona si chiedeva a chi sapeva fare l'esorcismo di allontanare il malocchio.
Questa creduta virtù si tramandava di padre in figlio e ne erano esclusi i maghi.
Il guaritore dal malocchio obbligava a chiedere il favore in nome di Dio. Egli dopo aver recitato una preghiera incomprensibile faceva cadere in una tazza piena d'acqua tre gocce d'olio. Se si squagliavano l'uocchie sicche era scomparso altrimenti occorreva ripetere il sortilegio nei giorni successivi."
Mariette a Gaitane detta anche Mariette i Scassascoglio (soprannome del marito) era una guaritrice del malocchio. Abitava in Banchina Di Fazio ed alcuni ancora la ricordano, la porta era sempre aperta a chi cercava il suo aiuto. Io la ricordo vagamente.
Mariette dopo aver tolto il sortilegio finiva dicendo: "Vai tranquillo con il nome di Dio".
Ed ancora: "Girate la faccia quando buttate l'acqua".
Anche le superstizioni fanno parte della storia di un paese, che ci si creda o no...



Giù alla Banchina Di Fazio abitava Mariette a Gaitane

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



Una tazza con l'acqua



Tre gocce d'olio...
sparirà l'uocchie sicche???

mercoledì 13 febbraio 2019

Il Faro della Guardia

Del Faro della Guardia all'isola di Ponza ne ho scritto già nei primi post di questo blog, nato nell'agosto del 2007.
Questo Faro, qualche anno fa, è stato oggetto della campagna del Fai per salvare i Luoghi del cuore ed è arrivato al sesto posto. Purtroppo versa in cattive condizioni e forse verrà restaurato da una società.
Chissà se potrò di nuovo vederlo ...
Io ci sono stata più di quarant'anni fa accompagnata dal fanalista Gianfranco Gagliano oggi in pensione.
Ricordo la meraviglia che provai...
Il Faro troneggia sopra il caseggiato che un tempo ospitava i fanalisti e le loro famiglie.
Arrivai al promontorio dalla stradina che parte dal pianoro degli Scotti di Sopra attraversa la macchia dell'asparago e la scarrupata giungendo fin sotto al Faraglione.
Questa stradina fu costruita negli anni cinquanta dalla ditta edile di Raffaele Perrotta poichè il vecchio percorso era diventato molto pericoloso per la caduta dei massi.
Il Faro della Guardia fu costruito nel 1886 e l'impianto originario era costituito da un apparecchio che veniva azionato da un congegno ad orologeria che aveva una durata di quattro ore.
Nel 1913 venne sostituito da un apparecchio che funzionava a petrolio. Solo nel 1937 la lampada cominciò a funzionare con l'elettricità.
Dal 1975 il faro fu automatizzato e il caseggiato rimase disabitato.
I figli dei fanalisti che hanno vissuto nella casa del Faro ancora ricordano con nostalgia il loro tempo trascorso in quel luogo da fiaba.










Il Faro della Guardia



In questa foto si vede la stradina che porta al promontorio

(Foto di Rossano Di Loreto)


La stradina costruita negli anni '50



Ci sono anche dei tunnel per raggiungere il Faro



Il promontorio con il Faro della Guardia visto dall'alto

domenica 10 febbraio 2019

Giovanna Di Fazio, una grande maestra ponzese

Una delle figure più amate, che appartengono alla storia dell'isola, una delle maestre che ha forgiato intere generazioni di ponzesi, Giovanna Di Fazio.
La maestra Giovanna oltre ad essere una bella donna aveva un'eleganza innata, sempre sorridente, ha svolto il suo lavoro di insegnante con passione ed amore.
Personalmente ho un bel ricordo di lei anche se non è stata la mia insegnante perchè era nella classe parallela alla mia, formata dai maschietti.
Ricordo bene il giorno in cui, ero in seconda elementare, e lei sostituiva, momentaneamente, la mia maestra Iole, ci spiegò l'uso corretto dei verbi ausiliari essere ed avere.
Spiegò così bene il concetto che da quel momento non ho più fatto un errore.
E' importante ricordare persone di questo calibro.



La maestra Giovanna Di Fazio con i suoi alunni



Altra foto della maestra Giovanna con altri suoi alunni



Giovanna Di Fazio è la signora sulla destra della foto, bellissima e sorridente. Accanto il marito Tatonno Tagliamonte, maestro anche lui.

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

venerdì 8 febbraio 2019

L'immagine di un istante

Una fotografia ferma un attimo, un momento, cattura un'emozione, in alcuni casi ci riporta all'infanzia.


In questa foto, scattata a Ponza nell’estate dei primi anni sessanta, siamo io (in braccio alla signora), mio fratello e mia sorella insieme a due turiste straniere, credo francesi.
Il luogo è la loggia della casa in Corso Pisacane, dove abitavamo.
Siamo proprio carini!!!

Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento
Henri Cartier- Bresson

mercoledì 6 febbraio 2019

Un sommergibile nelle acque di Ponza

Questa foto è del 1980 in cui vediamo due immagini di un sommergibile nelle acque di Ponza ed è stata pubblicata da Giuseppe Cusumano.
Io ricordo un sommergibile nel porto di Ponza ma non so se è quello della foto.


Nota:
E' il sommergibile Livio Piomarta
(Fonte Giuseppe Cusumano)

domenica 3 febbraio 2019

L'orazione

Oggi qualsiasi notizia giunge a noi in tempo reale ma nel passato bisognava arrangiarsi.
Durante la guerra per avere notizie dei propri cari che combattevano, per la Patria, in luoghi lontani, bisognava attendere qualche telegramma, se arrivava…oppure…il nulla.
Le mamme non sapevano, per mesi, cosa fosse successo ai propri figli ed alcune disperate si affidavano a delle persone, che dopo aver recitato una preghiera, ricevevano dei messaggi che solo loro riuscivano ad interpretare.
Mia nonna, Assunta, era molto preoccupata per suo figlio Antonino, di cui non aveva notizie da un po’ di tempo e chiese aiuto ad una sua vicina di casa, Santella, che aveva questo dono.
Una sera mia nonna, accompagnata da mia madre che era molto giovane, andò da Santella per un’orazione.
All’improvviso la vallata dei Conti fu illuminata da una luce, si udirono passi di soldati in marcia, qualcuno che prima stava per affogare e poi si sgrullava l’acqua di dosso.
Santella spiegò a mia nonna che suo figlio aveva avuto un problema con l’acqua, stava bene ma non poteva comunicare con la famiglia.
Dopo pochi giorni arrivò il sospirato telegramma e informava che Antonino era prigioniero degli inglesi ma aveva rischiato di morire annegato.
Santella ci aveva preso!!!
A mia madre, quando racconta questa storia, vengono ancora i brividi…



La vallata dei Conti fu illuminata da una luce, si udirono i passi di soldati in marcia...



La stradina dei Conti in discesa



La stradina dei Conti in salita



Le case dei Conti che affacciano sulla vallata

Nota:
Nella zona di Ponza- porto spesso faceva le orazioni Marietta a' Gaetana. Oggi la cosa può far sorridere ma pensiamo alla disperazione di quelle mamme o mogli che non sapevano nulla dei loro cari...

venerdì 1 febbraio 2019

A Cannelòre

A Cannelòre dell'inverno siamo fòre, 
ma se piove e tira vento all'inverno siamo dentro

Sarà davvero così???Il giorno della Candelora è il 2 febbraio.

Consoliamoci con qualche bella di Ponza scattata da Rossano Di Loreto