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martedì 29 novembre 2016

La spiaggia della Parata detta anche Bifora

Questo termine, Bifora, mi è giunto nuovo, l'ho scoperto in Ponza Mia, una rivista degli anni '60.
In Ponza Mia del febbraio 1966 nell'articolo Curiosità in paese tra passato presente e futuro ho trovato questo: "...Dormite quanto volete e dopo i rituali del mattino ci porteremo tutti al Bellavista per un bagno alla Parata. E' consigliabile qualche materassino pneumatico per escursioni a nuoto. Attraverso il Bellavista l'accesso alla spiaggia della "Bifora" è facile. 
Si passa per una scala in cemento che parte dalla loggia del ristorante. Si impone solo l'obbligo morale di pranzare qui dopo il bagno. L'obbligo si rivelerà piacevole quando assaggerete le specialità gastronomiche che Don Amedeo Mastropietro in persona prepara con una passione, direi, artistica: non vi dico in quante maniere vi sa girare il pesce!"
Dal settembre 2009 non si può accedere più in questa spiaggia perchè, pare, ci sia il rischio frana..
Intanto non ci si può nemmeno affacciare perchè il muretto pare sia pericolante...
Credetemi la Parata è un angolo di Paradiso ed è un colpo al cuore non poterci andare.
Un pò di foto del 2008








Ed ora le foto scattate dalla terrazza del Bellavista nell'estate 2016















Note:
Ora il Ristorante Bellavista si è trasformato in un hotel grazie alla lungimiranza di Linda Verde e di suo marito Amedeo Mastropietro.
La "Bifora" è una finestra ad arco divisa in due parti da una colonnina o da un pilastrino


domenica 27 novembre 2016

La Madonna Immacolata di Ponza

Il culto di Maria Immacolata si è radicato nei ponzesi soprattutto con l'arrivo a Ponza del parroco don Luigi Dies, intorno agli anni '40.
E' proprio grazie a lui che all'alba dell'otto dicembre si snoda per le strade di Ponza una singolare processione formata da soli uomini che cantano lodi a Maria Immacolata.
Ma la statua della Madonna è antica?
Ho chiesto ad Aniello De Luca uno  dei più anziani tra i giuvane d'a Mmaculàte e lui, gentilmente, mi ha raccontato un pò di cose.
La statua dell'Immacolata è arrivata a Ponza durante il periodo che era parroco don Luigi Dies, credo negli anni '40. La cassa che conteneva la statua fu aperta nel portone del palazzo rosa, sulla Parata, in cui abita oggi la mia famiglia. Erano presenti Guido Tricoli, Silverio De Luca (fratello maggiore di Aniello), Peppino di Federico Conte, Silverio D'Arco, Ciccillo i Nunziatina e Peppino i Firminia. Quando hanno aperto la cassa che conteneva la statua dell'Immacolata le persone presenti si sono commosse davanti a tanta bellezza, erano incantati e non la toccavano. Il parroco Dies allora intonò Immobile sul podio del mio cuore stella candida brilli senza posa ecc... Don Dies appena arrivato a Ponza abitava nella casa dove è ora mia madre e la statua fu posizionata in camera da pranzo.


La statua di Maria Immacolata



L'Immacolata in processione per le strade di Ponza
(Foto di Giovanni Pacifico)





La processione di soli uomini...una tradizione che continua da oltre sessant'anni
(Foto di Rossano Di Loreto 8 dicembre 2014)



L'Immacolata nel 1963


L'Immacolata del 1965


L'Immacolata nel 1967
(Le foto sono di Aniello De Luca)






La barchetta che ha realizzato per Maria Immacolata mio padre, Ciro Iacono, maestro d'ascia

venerdì 25 novembre 2016

Carpe diem...

In giro per Ponza ho fotografato dei particolari che possono essere una porta, una mattonella, un'edicola votiva...praticamente ho colto l'attimo che si è presentato davanti ai miei occhi...
Foto estate 2016


Portoncino in via Corridoio



Scala azzurra sugli Scotti



Edicola votiva dedicata a San Silverio sul muro di un'abitazione della Dragonara



La cassetta delle lettere...sulla Dragonara



Il tetto di un'abitazione con le cupole



Questa mattonella indica una via



Il buco nella roccia sopra il tunnel



Mattonella sul muro di una casa



Questo portoncino decorato è in via Madonna



Mattonella sul muro di un'abitazione



Il ponte sopra Chiaia di Luna



Questa barchetta è a Le Forna

martedì 22 novembre 2016

Un piccolo ricordo

Un pò di tempo fa mia figlia guardando le foto che ha scattato durante l'estate 2016 a Ponza si è accorta di avere fotografato una persona che non c'è più...anzi che è mancata una settimana dopo.
Fine agosto, stavamo sulla nave, in procinto di partire, e come è nostro solito, scattiamo una marea di foto, persone che passano, che si affacciano al muretto del Corso.
Eccone una...scattata per caso ma che ci ha colpite...non pensavamo che era l'ultima volta che la vedevamo questa persona.
E' Luciana Migliaccio moglie del compianto Ernesto Prudente, maestro e storico di Ponza, mancata nei primi giorni del mese di settembre, improvvisamente.


30 agosto 2016...Luciana si avvia con il suo bastoncino verso il porto...una settimana dopo non c'è più...
Una delle ultime persone che abbiamo visto prima di lasciare Ponza

E cercando nell'album del 2015 eccone un'altra...


In questa foto Luciana davanti al noleggio barche Tritone mentre passa la processione di San Silverio del 20 luglio 2015

(Le foto sono di Marianna Licari)

Mi andava di ricordarla...attraverso i ricordi facciamo rivivere le persone...

domenica 20 novembre 2016

Le Cisterne romane dell'isola di Ponza

Di Cisterne romane, a Ponza, ne sono state censite più di trenta ma, per ora,ne sono state recuperate solo due,quindi c'è ancora molto da fare.
Per anni sono state ridotte ad immondezzai, sfruttate, violate con costruzioni abusive,oggi, finalmente, si cerca di recuperarle.
Sono fruibili la Cisterna della Dragonara e quella del Corridoio in via Comandante che ho trovato stupende. Ora tocca alle altre,a quella più grande di via Parata, alla Grotta del Serpente.
Durante le visite c'erano persone molto interessate, stupite da tanta bellezza, che hanno formulato domante pertinenti.
Questo è il turismo che ci vuole a Ponza!!!
A proposito di Cisterne ecco come le descrive Giovanni Maria De Rossi nel libro Ponza Palmarola Zannone: "Tipologicamente e strutturalmente le cisterne sono molto simili, tutte scavate nella roccia tufacea, si articolano su una serie di corridoi con incroci perpendicolari tra loro, lasciando così dei piloni risparmiati a parziale sostegno delle gallerie. La zona centrale è di solito più curata ed articolata delle parti periferiche, soggette a successive modifiche ed ampliamenti. Interventi in muratura, presenti in maniera più o meno rilevante, sono da mettersi in relazione alla diversa consistenza del banco tufaceo, dove se necessario, anche le volte vengono foderate per evitare cedimenti. Uno spesso strato di cocciopesto, solo parzialmente conservato, isolava pareti e piano di calpestio; uno zoccolo aggettante ne proteggeva l'angolo di intersezione.
Altra caratteristica comune è la notevole altezza interna delle gallerie, per aumentarne la superficie filtrante, favorire una buona circolazione dell'aria ed evitare l'imputridirsi dell'acqua stagnante. Tracce di calcare, ancora visibili sulle pareti, mostrano che il livello medio dell'acqua all'interno non superava i 30 - 40 cm. sul piano di calpestio. Dei pozzi praticati nel soffitto permettevano di attingere l'acqua nei serbatoi; salvo in rari casi, è però difficile stabilirne l'autenticità o la forma originale, per crolli o successive modifiche.
Il prolungato uso ed il sistema costruttivo dei serbatoi non ne permettono una datazione precisa, la tecnica degli interventi in muratura, comunque non necessariamente contemporanei allo scavo iniziale, e spesso eseguiti in momenti differenti anche nell'ambito della stessa cisterna, indica un periodo che va dall'età augustea al II sec. d. C.
Attualmente la maggior parte delle cisterne è in cattivo stato di conservazione per i cedimenti della roccia, alcune inoltre, in mancanza di precisi vincoli archeologici, vengono utilizzate come scarico di immondizie, o adattate ad abitazione, murandone le aperture e approfondendone i vani praticabili."
Ogni Cisterna ha una particolarità...ognuna ha una storia...
Quella di via Parata nell'antichità veniva chiamata Palazzo o Grotta di Pilato ed è segnalata su alcune piantine del XVI - XVII secolo. Ha avuto molteplici usi oltre a quello di essere cisterna d'acqua, era fabbrica del vetro, Bagno penale, Rifugio antiaereo durante il secondo conflitto mondiale.
Della Grotta del Serpente, la leggenda vuole che ad un certo punto del percorso qualsiasi fuoco, acceso per illuminare, venisse spento come da un soffio maligno. Può darsi che questa cisterna rifornisse la villa imperiale poco distante o il porto di Santa Maria. Prende il nome sempre da una leggenda perchè  pare che un serpente dimorasse proprio in quella grotta spaventando chiunque si trovasse a passare da quelle parti.
Qualcuno, a torto, ritiene che il recupero delle cisterne sia inutile...io non la penso così...andassero a visitare il Cisternone di Formia o la Piscina Mirabilis di Bacoli per capire...
Questa è cultura!!!
Ah già sono convinti che la gente viene a Ponza solo per il mare...invece potrebbero venire anche per la storia, per l'archeologia ...
Se l'isola potesse parlare...


La Cisterna della Dragonara...sembra di entrare in una cattedrale



La Cisterna del Corridoio in via Comandante...riceveva il troppo pieno di quella di via Parata



Lo schifo che c'è dentro la Cisterna di via Parata...costruzioni abusive in barba alla legalità



L'entrata della Grotta del Serpente






In queste ultime due foto,scattate da Marianna Licari, si vede l'entrata della cisterna di Marcantonio Colonna, in Corso Pisacane, citata dal Lombardi che così commenta: "Cisterna con cunicolo verso area portuale". Potrebbe essere che ricevesse il troppo pieno della cisterna della Dragonara...ma è solo un'ipotesi

giovedì 17 novembre 2016

Il crepuscolo...alla Parata

C'è nel giorno un'ora serena che si potrebbe definire assenza di rumore, 
è l'ora serena del crepuscolo.

Victor Hugo

Un pò di foto della mia Parata
(Estate 2016)























Ritengo che questa sia l'ora più bella della giornata...provo un senso di pace

martedì 15 novembre 2016

Ncòppe i Cuonte

Andare Ncòppe i Cuonte per me è tornare indietro nel tempo, mi riporta all'infanzia, perchè lì vivevano i miei nonni materni.
Andavo a trovarli volentieri però quando si avvicinava la sera mi prendeva una sorta di smania perchè volevo tornare a casa mia. Credo sia l'inconscio che provochi tutto questo.
Quando ero molto piccola mia madre si ammalò e per un certo periodo sono stata a casa da mia nonna Assunta proprio Ncòppe i Cuonte. Forse è rimasta qualche traccia di questo distacco dalla mia mamma.
Nonno Salvatore che era un contadino ritornava verso sera con il suo sacchetto di tela grezza sulle spalle e noi bambine gli andavamo incontro per abbracciarlo.
Oggi tutto è diverso...
Il turismo ha cambiato anche questa zona che ha perso un pò della sua identità contadina. Sarebbe interessante invece trasmettere ai nostri ospiti le tradizioni, il modo di coltivare la terra.
Un tempo l'agricoltura era una delle attività principale dei ponzesi. Mio nonno Salvatore aveva diversi terreni da coltivare, con il suo lavoro è vissuto dignitosamente e alla sua famiglia non ha fatto mancare mai niente.
Oggi le campagne di Ponza sono abbandonate anche se ultimamente c'è un timido accenno di recupero.
Certo lavorare in campagna richiede fatica però può dare anche delle soddisfazioni.
E' appurato che i prodotti di Ponza non hanno confronto con quelli che arrivano dal continente.
Un pò di foto che ho scattato nell'estate 2016


Si cominciano ad intravedere le case i Ncòppe i Cuonte



Case  i Ncòppe i Cuonte



Abbascio u Cavone...qui in questo terreno nonno Salvatore coltivava pomodori, alberi da frutto...



Che bei grappoli d'uva!!!


La cappellina 



La stradina che porta giù ai Conti



Si scende ancora...



La porta di un'antica casa



Un piccolo scorcio



Un angolo suggestivo



Questa casa era di Don Aniello Conte, cappellano del carcere di Santo Stefano. Gli fu concesso di celebrare la S.Messa nella sua abitazione quando, ormai anziano, non ce la faceva più ad andare fino in chiesa.



Altre case dei Conti