In questo periodo dell'anno Ponza è in fermento, si sta uscendo dal torpore invernale, ci si prepara per l'estate.
Tutto deve essere pronto per l'arrivo dei villeggianti, nulla deve essere lasciato al caso.
Il mio ricordo va a tanto tempo fa...a mio padre, Ciro, che in questo periodo rimetteva a nuovo le sue barche. Durante l'inverno erano state ricoverate nella grotta sotto la Torre dei Borboni e lui controllava che fossero in perfetto stato.
Ci teneva molto alle sue creature...erano uscite dalle sue mani...non poteva essere altrimenti...
Ciro Iacono era un grande maestro d'ascia che costruiva barche dalla linea inconfondibile, elegante.
Eccolo in una foto mentre si accinge a verniciare...
I ricordi sono nastri colorati da appendere al vento e non statuine di cristallo da tenere chiuse in uno scrigno.
Terry Brooks
Pagine
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mercoledì 27 aprile 2016
domenica 24 aprile 2016
25 aprile...Festa della Liberazione
Per molti è un giorno di vacanza...alcuni non sanno cosa si festeggia...qualcuno, per fortuna, lo sa.
In questo giorno ricordiamo che il 25 aprile 1945 ci fu la fine dell'occupazione nazista...la caduta del fascismo.
Per combattere il nazifascismo, in quegli anni, si era organizzata la Resistenza formata dai partigiani.
Anni di lotte, di sacrifici per conquistare la libertà.
Una pagina di storia, quindi, molto importante...
Ma la storia passò anche da Ponza...
Fu confinato a Ponza Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica...Ma anche altri diedero un importante contributo alla Resistenza come Mario Magri, Gianbattista Canepa, Cencio Baldazzi...ma non solo loro...
La prima partigiana d'Italia fu la ponzese Maria Vitiello, moglie di Canepa, il comandante "Marzo".
Per loro furono anni terribili ma alla fine riuscirono a vedere l'Italia libera...altri, purtroppo, come Mario Magri, non ebbero questa possibilità.
Sono tante le storie italiane che non sono scritte nei libri...
Non possiamo dimenticare.
Buon 25 aprile!!!
Un paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani
Indro Montanelli
Da queste parti abitava come confinato Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica Italiana
Ponza- Panorama dal Parco della Rimembranza
Ponza com'era un tempo
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Maria Vitiello, la prima partigiana d'Italia con il marito Gianbattista Canepa, Il comandante "Marzo"
Maria Vitiello con la figlioletta Enrica
(Le ultime due foto sono tratte dal libro "All'isola di Ponza" di Silverio Corvisieri)
In questo giorno ricordiamo che il 25 aprile 1945 ci fu la fine dell'occupazione nazista...la caduta del fascismo.
Per combattere il nazifascismo, in quegli anni, si era organizzata la Resistenza formata dai partigiani.
Anni di lotte, di sacrifici per conquistare la libertà.
Una pagina di storia, quindi, molto importante...
Ma la storia passò anche da Ponza...
Fu confinato a Ponza Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica...Ma anche altri diedero un importante contributo alla Resistenza come Mario Magri, Gianbattista Canepa, Cencio Baldazzi...ma non solo loro...
La prima partigiana d'Italia fu la ponzese Maria Vitiello, moglie di Canepa, il comandante "Marzo".
Per loro furono anni terribili ma alla fine riuscirono a vedere l'Italia libera...altri, purtroppo, come Mario Magri, non ebbero questa possibilità.
Sono tante le storie italiane che non sono scritte nei libri...
Non possiamo dimenticare.
Buon 25 aprile!!!
Un paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani
Indro Montanelli
Da queste parti abitava come confinato Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica Italiana
Ponza- Panorama dal Parco della Rimembranza
Ponza com'era un tempo
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Maria Vitiello, la prima partigiana d'Italia con il marito Gianbattista Canepa, Il comandante "Marzo"
Maria Vitiello con la figlioletta Enrica
(Le ultime due foto sono tratte dal libro "All'isola di Ponza" di Silverio Corvisieri)
venerdì 22 aprile 2016
Ponza tra Passato e Presente (decima parte)
Ospito sul mio blog un post di mia figlia, Marianna Licari, appassionata di fotografia
Per la prima parte del progetto clicca qui e qui per le altre foto.
Il progetto è in condivisione con il blog L'angolo di via Parata di Marianna Licari.
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Peschereccio al molo |
La Torre dei Borboni |
Uno sguardo verso Sant'Antonio |
domenica 17 aprile 2016
Quel 30 settembre 1953...a Ponza
Quel 30 settembre 1953 a Ponza si compì un'impresa straordinaria.
Al largo di Palmarola il batiscafo Trieste raggiunse la profondità di più di 3150 metri.
Ernesto Prudente, nel libro L'ombra, racconta questa impresa che portò Ponza agli onori della cronaca.
Ecco cosa scrive: " Nel tardo pomeriggio di una di quelle giornate entrarono nel porto di Ponza, le cui banchine erano quasi totalmente libere, un grosso rimorchiatore della Marina Militare, il "Tenace", che trainava un mezzo che, all'apparenza, sembrava più che semiaffondato.
La lenta manovra di entrata e di preparazione all'ormeggio suscitò viva curiosità nei ponzesi che si accalcarono sul molo Musco per vedere e assistere, da vicino, a quanto stava accadendo.
Il rimorchio, a prima vista, sembrava un piccolo sottomarino.
Aveva, all'apparenza, le caratteristiche di un sommergibile: una piccola torretta, una minuta passerella centrale sovrastante la struttura ricurva che appena sporgeva dalla superficie del mare.
E alla torretta un nome: TRIESTE."
..."Ad ormeggio ultimato sapemmo notizie sensazionali. Quel natante era un "batiscafo" destinato a scendere nella profondità del Tirreno con due persone d'equipaggio: Auguste Piccard e il figlio, Jacques."
..."A Ponza si era riversato un nutrito gruppo di inviati speciali di vari giornali italiani che, per la verità, erano molto scettici sul risultato.
Inviavano le notizie ai giornali attraverso l'unico telefono pubblico sistemato nell'agenzia della SPAN, la società di navigazione che gestiva i collegamenti con il continente.
E venne il giorno fatidico."
..."Alle otto il Tenace con il suo prezioso rimorchio raggiunse, alla velocità di sette nodi, la Fenice che stazionava nelle acque dell'immersione.
Essendo tutto previsto e organizzato, i preamboli furono brevissimi.
I due Piccard, con un battello, si trasferirono sul batiscafo dove due marinai, uno a poppa, e l'altro a prua, già provvedevano a immettere quella zavorra necessaria per vincere la resistenza dell'acqua e far scendere lo scafo."
..."Le due navi, in attenta vigilanza, si allontanarono dalla zona dove si era immerso il Trieste lasciando sul luogo soltanto il battello.
Sui ponti delle due unità, gli uomini di guardia, gli ufficiali, i giornalisti e i tecnici al seguito dei Piccard, muniti di binocoli, scrutavano la zona di mare circoscritta dalle due unità. sul loro viso si leggeva una opinione di diffidenza."
..."La riemersione del batiscafo venne accolta dal sibilo delle sirene. quando Jacques aprì il portellone e mise fuori la sua testa, il battello a remi, con i tre marinai, era già alla murata del batiscafo che venne raggiunto, a forte velocità, anche dalle due unità.
Fu allora che comparve anche il vecchio Auguste accolto dal saluto alla voce degli interi equipaggi schierati sui ponti. Rispose agitando il foulard mentre il figlio, usando le mani a mo' di megafono, annunciò: "Ci siamo fermati sul fondo alla profondità di 3150 metri."
..."Mentre, sulla banchina, una bambina offriva al vecchio professore un fascio di fiori, un subacqueo si tuffò per visionare lo scafo. Risalì mostrando una manciata di fango che aveva estirpato dalla griglia di acciaio che proteggeva il vetro dell'oblò posto alla base della sfera.
Era la testimonianza pratica che quello scafo si era posato sul fondo marino."
Il batiscafo "Trieste" rientra nel porto dopo la storica immersione a 3150 m. di profondità avvenuta nelle acque a sud di Ponza.
(dal libro "Ponza il tempo della storia e quello del silenzio" di Ernesto Prudente)
Il batiscafo Trieste accanto all'unità navale della Marina Militare
(Foto tratta dal sito "La voce del marinaio")
Il batiscafo Trieste
Al largo di Palmarola il batiscafo Trieste raggiunse la profondità di più di 3150 metri.
Ernesto Prudente, nel libro L'ombra, racconta questa impresa che portò Ponza agli onori della cronaca.
Ecco cosa scrive: " Nel tardo pomeriggio di una di quelle giornate entrarono nel porto di Ponza, le cui banchine erano quasi totalmente libere, un grosso rimorchiatore della Marina Militare, il "Tenace", che trainava un mezzo che, all'apparenza, sembrava più che semiaffondato.
La lenta manovra di entrata e di preparazione all'ormeggio suscitò viva curiosità nei ponzesi che si accalcarono sul molo Musco per vedere e assistere, da vicino, a quanto stava accadendo.
Il rimorchio, a prima vista, sembrava un piccolo sottomarino.
Aveva, all'apparenza, le caratteristiche di un sommergibile: una piccola torretta, una minuta passerella centrale sovrastante la struttura ricurva che appena sporgeva dalla superficie del mare.
E alla torretta un nome: TRIESTE."
..."Ad ormeggio ultimato sapemmo notizie sensazionali. Quel natante era un "batiscafo" destinato a scendere nella profondità del Tirreno con due persone d'equipaggio: Auguste Piccard e il figlio, Jacques."
..."A Ponza si era riversato un nutrito gruppo di inviati speciali di vari giornali italiani che, per la verità, erano molto scettici sul risultato.
Inviavano le notizie ai giornali attraverso l'unico telefono pubblico sistemato nell'agenzia della SPAN, la società di navigazione che gestiva i collegamenti con il continente.
E venne il giorno fatidico."
..."Alle otto il Tenace con il suo prezioso rimorchio raggiunse, alla velocità di sette nodi, la Fenice che stazionava nelle acque dell'immersione.
Essendo tutto previsto e organizzato, i preamboli furono brevissimi.
I due Piccard, con un battello, si trasferirono sul batiscafo dove due marinai, uno a poppa, e l'altro a prua, già provvedevano a immettere quella zavorra necessaria per vincere la resistenza dell'acqua e far scendere lo scafo."
..."Le due navi, in attenta vigilanza, si allontanarono dalla zona dove si era immerso il Trieste lasciando sul luogo soltanto il battello.
Sui ponti delle due unità, gli uomini di guardia, gli ufficiali, i giornalisti e i tecnici al seguito dei Piccard, muniti di binocoli, scrutavano la zona di mare circoscritta dalle due unità. sul loro viso si leggeva una opinione di diffidenza."
..."La riemersione del batiscafo venne accolta dal sibilo delle sirene. quando Jacques aprì il portellone e mise fuori la sua testa, il battello a remi, con i tre marinai, era già alla murata del batiscafo che venne raggiunto, a forte velocità, anche dalle due unità.
Fu allora che comparve anche il vecchio Auguste accolto dal saluto alla voce degli interi equipaggi schierati sui ponti. Rispose agitando il foulard mentre il figlio, usando le mani a mo' di megafono, annunciò: "Ci siamo fermati sul fondo alla profondità di 3150 metri."
..."Mentre, sulla banchina, una bambina offriva al vecchio professore un fascio di fiori, un subacqueo si tuffò per visionare lo scafo. Risalì mostrando una manciata di fango che aveva estirpato dalla griglia di acciaio che proteggeva il vetro dell'oblò posto alla base della sfera.
Era la testimonianza pratica che quello scafo si era posato sul fondo marino."
Il batiscafo "Trieste" rientra nel porto dopo la storica immersione a 3150 m. di profondità avvenuta nelle acque a sud di Ponza.
(dal libro "Ponza il tempo della storia e quello del silenzio" di Ernesto Prudente)
Il batiscafo Trieste accanto all'unità navale della Marina Militare
(Foto tratta dal sito "La voce del marinaio")
Il batiscafo Trieste
martedì 12 aprile 2016
Ponza tra Passato e Presente (nona parte)
Ospito sul mio blog un post di mia figlia, Marianna Licari, appassionata di fotografia
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Processione di San Silverio su Via Roma |
Sulla via Nuova |
Inizio della Salita Croce |
domenica 10 aprile 2016
Gli antenati
Rovistando tra i cassetti della memoria ho ricostruito un po' la storia della mia famiglia. Mi ha aiutata nella ricerca Philippe che non finirò mai di ringraziare.
Come dice lui intrecciando un po' di dati alla fine, a Ponza, siamo tutti parenti.
In questo post scriverò dei miei antenati del ramo materno, i ncòppe i Cuont.
I nonni di mia madre erano Placido Conte e Agnese Vitiello (nipote di quel Nicola che nell'Ottocento si diede un gran da fare nella vita ponzese, come scrive Corvisieri).
Abitavano in una casa ncòppe i Cuont con una grande cantina in cui c'erano i palemiènte, grandi vasche dove si pigiava l'uva delle loro vigne, le botti con il vino, anche la mole per macinare il grano. Poi c'erano le grotte in cui ricoveravano gli animali, quali l'asino, il maiale, conigli, galline...ed una bella curtèglie (cortile).
Erano contadini...vivevano con i prodotti della loro terra.
Placido ed Agnese ebbero quattordici figli tra cui nonno Salvatore che era il più piccolo (contadino), don Aniello (sacerdote) Carlo (carabiniere), Benedetto ed altri...quattro morirono in tenera età.
Sia a Ponza che in giro per il mondo ci sono tanti loro nipoti e pronipoti.
Mia madre non ha mai conosciuto i suoi nonni perchè sono scomparsi Placido nel 1912 e Agnese nel 1921, prima della sua nascita.
Peccato non avere altre notizie di loro...ormai non c'è più nessuno che possa dirci qualcosa.
Quando nonno Salvatore si sposò con nonna Assunta, Placido e Agnese gli regalarono come dono di nozze un Bambinello bellissimo, con due guance rosa che era posizionato sul comò della camera da letto in una campana di vetro.
Lo ricordo molto bene...
Ncòppe i Cuont
La casa degli antenati
Il bisnonno Placido Conte
Figlio di Antonio Conte e Maria Giovanna Feola, discende da quel Pasquale Conte giunto a Ponza da Ischia con il primo gruppo di coloni.
La bisnonna Agnese Vitiello
Figlia di Luigi Vitiello e Angela Maria Mazzella.
Discende da Antonio Vitiello e Rosa Narbonese tra i primi coloni provenienti da Torre del Greco.
Ncòppe i Cuont...si vede anche la casa degli antenati
Perdere il passato significa perdere il futuro
Wang Shu
Come dice lui intrecciando un po' di dati alla fine, a Ponza, siamo tutti parenti.
In questo post scriverò dei miei antenati del ramo materno, i ncòppe i Cuont.
I nonni di mia madre erano Placido Conte e Agnese Vitiello (nipote di quel Nicola che nell'Ottocento si diede un gran da fare nella vita ponzese, come scrive Corvisieri).
Abitavano in una casa ncòppe i Cuont con una grande cantina in cui c'erano i palemiènte, grandi vasche dove si pigiava l'uva delle loro vigne, le botti con il vino, anche la mole per macinare il grano. Poi c'erano le grotte in cui ricoveravano gli animali, quali l'asino, il maiale, conigli, galline...ed una bella curtèglie (cortile).
Erano contadini...vivevano con i prodotti della loro terra.
Placido ed Agnese ebbero quattordici figli tra cui nonno Salvatore che era il più piccolo (contadino), don Aniello (sacerdote) Carlo (carabiniere), Benedetto ed altri...quattro morirono in tenera età.
Sia a Ponza che in giro per il mondo ci sono tanti loro nipoti e pronipoti.
Mia madre non ha mai conosciuto i suoi nonni perchè sono scomparsi Placido nel 1912 e Agnese nel 1921, prima della sua nascita.
Peccato non avere altre notizie di loro...ormai non c'è più nessuno che possa dirci qualcosa.
Quando nonno Salvatore si sposò con nonna Assunta, Placido e Agnese gli regalarono come dono di nozze un Bambinello bellissimo, con due guance rosa che era posizionato sul comò della camera da letto in una campana di vetro.
Lo ricordo molto bene...
Ncòppe i Cuont
La casa degli antenati
Il bisnonno Placido Conte
Figlio di Antonio Conte e Maria Giovanna Feola, discende da quel Pasquale Conte giunto a Ponza da Ischia con il primo gruppo di coloni.
La bisnonna Agnese Vitiello
Figlia di Luigi Vitiello e Angela Maria Mazzella.
Discende da Antonio Vitiello e Rosa Narbonese tra i primi coloni provenienti da Torre del Greco.
Ncòppe i Cuont...si vede anche la casa degli antenati
Perdere il passato significa perdere il futuro
Wang Shu
giovedì 7 aprile 2016
Ponza tra Passato e Presente (ottava parte)
Ospito sul mio blog un post di mia figlia, Marianna Licari, appassionata di fotografia
Per la prima parte del progetto clicca qui e qui per le altre foto.
Il progetto è in condivisione con il blog L'angolo di via Parata di Marianna Licari.
Per la prima parte del progetto clicca qui e qui per le altre foto.
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Pescherecci al porto |
Scendendo dagli Scarpellini |
Vista da via Roma |
lunedì 4 aprile 2016
Una storia d'amore d'altri tempi...
Mio padre Ciro vide per la prima volta mia madre Elvira da una sarta, Rosa Galano, dove diverse ragazze andavano ad imparare i rudimenti di cucito, come si usava un tempo.
Era importante che una donna sapesse usare l'ago e il filo...poteva servire nella conduzione della vita familiare.
Ciro rimase colpito dalla bellezza di Elvira!!!
Lei aveva appena diciassette anni, occhi azzurri, capelli neri, fisico sottile...veramente bella.
Fu un colpo di fulmine!!!
Come fare per avvicinarla???
Elvira abitava ncòppe i' Cuont e aveva come madre nonna Assunta, molto severa...era difficile...e poi i tempi erano quelli che erano.
Ciro aveva paura che qualche altro ragazzo potesse mettere gli occhi su Elvira...
In effetti aveva ragione...
Si fece coraggio e scrisse una lettera a nonna Assunta dichiarando le sue intenzioni serie verso Elvira.
Mia madre quella lettera non l'ha mai letta perchè nel frattempo era andata a Ventotene da sua sorella Olga.
Elvira quando ritornò a Ponza fu rimproverata aspramente da sua madre che immaginava chissà quale tresca...ma lei non sapeva veramente nulla.
Dopo tante peripezie riuscirono ad incontrarsi, a innamorarsi, e non si sono più lasciati.
Il loro sogno d'amore è stato allietato dalla nascita di cinque figli.
Ponza com'era...
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Il giorno del loro matrimonio, 18 settembre 1947
Io in braccio a mamma Elvira insieme a mio padre Ciro e mia sorella
Siamo a Santa Maria.
Mano nella mano
abbiamo attraversato
i continenti di questa terra,
ma nessuno era vasto
come il mio amore per te.
Insieme abbiamo navigato
tutti gli oceani,
ma nessuno era profondo
come il mio amore per te.
Wilbur Smith
Era importante che una donna sapesse usare l'ago e il filo...poteva servire nella conduzione della vita familiare.
Ciro rimase colpito dalla bellezza di Elvira!!!
Lei aveva appena diciassette anni, occhi azzurri, capelli neri, fisico sottile...veramente bella.
Fu un colpo di fulmine!!!
Come fare per avvicinarla???
Elvira abitava ncòppe i' Cuont e aveva come madre nonna Assunta, molto severa...era difficile...e poi i tempi erano quelli che erano.
Ciro aveva paura che qualche altro ragazzo potesse mettere gli occhi su Elvira...
In effetti aveva ragione...
Si fece coraggio e scrisse una lettera a nonna Assunta dichiarando le sue intenzioni serie verso Elvira.
Mia madre quella lettera non l'ha mai letta perchè nel frattempo era andata a Ventotene da sua sorella Olga.
Elvira quando ritornò a Ponza fu rimproverata aspramente da sua madre che immaginava chissà quale tresca...ma lei non sapeva veramente nulla.
Dopo tante peripezie riuscirono ad incontrarsi, a innamorarsi, e non si sono più lasciati.
Il loro sogno d'amore è stato allietato dalla nascita di cinque figli.
Ponza com'era...
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Il giorno del loro matrimonio, 18 settembre 1947
Io in braccio a mamma Elvira insieme a mio padre Ciro e mia sorella
Siamo a Santa Maria.
Mano nella mano
abbiamo attraversato
i continenti di questa terra,
ma nessuno era vasto
come il mio amore per te.
Insieme abbiamo navigato
tutti gli oceani,
ma nessuno era profondo
come il mio amore per te.
Wilbur Smith