martedì 27 febbraio 2018

La Cappellina di San Silverio a Palmarola

A Palmarola c'è una Cappellina dedicata a San Silverio. Ernesto Prudente che ha trascorso molto tempo della sua vita a Palmarola così la descrive: " A ponente di Palmarola esiste un faraglione che porta il suo nome: faraglione di San Silverio dove i vecchi palmarolesi, all'inizio del 1800, costruirono, su quel cocuzzolo inaccessibile per via terra, una cappelletta votiva per certificare gli stenti e i patimenti che subì papa Silverio per volontà dell'iniqua Teodora. Nella cappelletta c'è una venerata immagine del Santo.
Chi vuole percorra quel sentiero inerpicabile che si snoda come un serpente tra la nuda roccia della base e la vegetazione della parte alta, avrà visioni di contemplazione e di misticismo. Sarà, almeno per un momento, felice di esistere. In quella cappella c'è da anni un quadernone dove i visitatori, che si moltiplicano di anno in anno, appuntano le loro impressioni, le loro sensazioni, le loro emozioni.
E' vero che il luogo è paradisiaco ma è altrettanto vero che un'aria del tutto particolare si deve respirare lassù, tanto da indurre il visitatore a scrivere:" Ciao Silverio, anche se non credo nei dogmi cattolici questa cappella mi impone severe riflessioni" oppure: "Sono salito pieno di turbamento e ho trovato la pace" e con il "ciao", "caro", " bacione", "grazie" si capisce che si è instaurato un rapporto di amicizia, di intimità difficile a spiegarsi. Un rapporto così familiare che nasce spontaneamente e si diffonde in tutti quelli che vengono a trovarsi al suo cospetto, a qualsiasi credo religioso essi appartengano."
Pare che questa Cappellina sia stata costruita sui ruderi di un'antica torre di guardia.











La Cappellina sul Faraglione di San Silverio

(Foto scattate con il drone da Rossano Di Loreto, luglio 2015)



La cappellina sul Faraglione di San Silverio che ospita una statuetta del Santo...fu costruita nella prima decade del 1800.
In questa foto del 1995 alcuni devoti stanno facendo la pulizia annuale.



La statuina di San Silverio che è nella cappellina sul faraglione di Palmarola

(Foto reperita in rete)

sabato 24 febbraio 2018

Il ricordo non muore mai...

Sono già passati dodici anni che ci hai lasciati e sembra ieri. Non c'è un giorno in cui non parliamo di te.
Un GRANDE papà!!!

Voglio ricordarlo con questa lettera che ho scritto nel 2008, due anni dopo la sua scomparsa.

Caro papà
Sono già due anni che ci hai lasciato…ed ancora non riesco a rendermi conto che non ti vedrò più, che non potrò più incrociare il tuo sguardo, che non sentirò più le tue battute scherzose.
Mentre eri in vita non ho mai manifestato l’amore che provavo per te, non era nel mio carattere ed ora questo mi dispiace.
Oggi che non ci sei più cerco, in questo blog, di mantenere vivo il tuo ricordo in quanti ti hanno conosciuto.
Questo per me è molto più importante che portarti i fiori al cimitero perché come scrive Isabel Allende “ non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo!”
Nella tua bottega ne passavano tante di persone…ed io spero tanto che qualcuno voglia rendermi partecipe dei propri ricordi…
Eri un grande papà!
Hai fatto i salti mortali per non far mancare niente ai tuoi figli ed eri orgoglioso di questo.
Eri un bravo nonno!
Quante ore passavi a coccolare i tuoi nipoti, a disegnare per loro, a raccontare storie.
Eri un ottimo marito!
Tua moglie ancora non riesce a darsi pace di averti perduto per sempre.
Per noi, comunque,sei ancora molto presente e penso che da lassù continui a farci qualche scherzo com’era tuo solito…
Con amore
Tua figlia Francesca


Mio padre, Ciro Iacono, maestro d'ascia di Ponza



Il modellino di una barca costruita da mio padre

(Le foto sono di Lou Embo)

La nostra memoria è un mondo più perfetto rispetto all'universo: restituisce la vita a quelli che non esistono più

Guy de Maupassant

Il ricordo non muore mai...

mercoledì 21 febbraio 2018

Camminando per Ponza

Rubèn Blades nella sua “Camminando” scrive:
“Camminando si apprende la vita,
camminando si sanano le ferite del giorno prima,
cammina guardando una stella,
ascoltando una voce,
seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita,
curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso.”

Queste parole sono un invito a tornare ad un modo diverso, di conoscere il mondo che ci circonda.
Oggi si usa troppo l’automobile e quasi perdiamo la sensibilità verso le bellezze, a volte nascoste, che la natura ci offre.
L’uomo è fatto per camminare…
Camminando possiamo ascoltare il soffiare del vento, il rumore del mare, il fruscìo degli alberi, il vociare dei bambini ma anche il silenzio.
Camminando possiamo sentire il profumo della terra, dei fiori o del mare.
Camminando ci riappropriamo della nostra fisicità, del nostro benessere fisico e mentale.
Un luogo dove si cammina tanto è Ponza ed è proprio girovagando per le sue viuzze, sconosciute ai turisti che la popolano durante l’estate, che riusciamo ancora ad emozionarci.
La bellezza di Ponza non è solo nel mare ma anche nei vicoli, nelle scalinate che s’inerpicano verso luoghi sopraelevati da dove si possono ammirare panorami mozzafiato.
Solo camminando possiamo cogliere particolari che altrimenti sfuggono, come il colore di un portone, le edicole votive situate davanti agli ingressi delle case (ce ne sono tante in giro per l’isola, tutte bellissime!) ma anche i volti delle persone.
Camminando nel buio della notte per le strade dell’isola, sostando su qualche belvedere, lo spettacolo è assicurato…volgendo lo sguardo verso il cielo restiamo incantati dalle stelle del firmamento ma anche da una splendida luna.
Camminando, lentamente, possiamo ritrovare i nostri pensieri…



Tramonto da sopra gli Scotti...in lontananza Palmarola



La bellissima Cala Feola vista dal Belvedere della Madonnina



Il panorama di Ponza



Chiaia di Luna baciata dal sole



Panorama dalla strada dell'acquedotto



Chiaia di Luna...che magia!!!



I Faraglioni della Madonna visti dal Cimitero



La Luna sul mare della Parata...s'intravede Pizzo Papero

(Estate 2017)

domenica 18 febbraio 2018

'A mammane

Un tempo, a Ponza, si nasceva, in casa, grazie all'aiuto dell'ostetrica del luogo, la cosiddetta "mammane".
Quando sono nata io, mia madre fu aiutata da "Rìccetta",così chiamavano Giovanna Parisi.
Ecco come descrive l'ostetrica ponzese Luigi Sandolo nel libro "Su e giù per Ponza" pubblicato nel 1980.
"A mammane
Negli anni ormai lontani nel popolo ponzese il titolo di levatrice per non dire di ostetrica, quest'ultimo istituito verso il 1930, era sconosciuto.
Chi raccoglieva i parti e curava il neonato e la puerpera veniva chiamata 'a mammane. Quando poi la si voleva distinguere con il nome si diceva 'a cummare Lucia, 'a cummare Maria, 'a cummare Rosalia. L'assistenza al neonato ed alla puerpera durava sino a che quest'ultima non si era del tutto ristabilita in salute.
Al primo bagno il papà gettava nella vaschetta una o due monete d'oro.
Il compenso alla mammane veniva dato alla fine delle prestazioni, il giorno del battesimo che avveniva normalmente dopo una settimana dalla nascita.
La maggiore soddisfazione quale pubblico riconoscimento della sua bravura professionale 'a mammane l'aveva nell'accompagnamento del neonato al fonte battesimale.
Indossato l'abito migliore e spesso nuovo e vistoso, inghirlandata da catene d'oro ad una delle quali era legato un'orologio dello stesso metallo e, d'estate, un ventaglio, 'a mammane si recava a casa del battezzando accompagnata dall'allieva o assistente.
In attesa del suo arrivo era la famiglia, vestita a festa e la giovanetta, anche essa vestita a nuovo, che doveva portare in chiesa il pargoletto.
Durante la cerimonia del battesimo 'a mammane con il battezzando in braccio teneva pronto per non farlo piangere 'nu pupatielle, una pupattola, che consisteva in una mollica di pane ben zuccherata in un panno.
All'uscita della chiesa con il neo cristiano, ritornato nelle braccia della portatrice, si formava un piccolo corteo con davanti un codazzo di ragazzi schiamazzanti per ricordare ai parenti ed amici di buttare i confetti ed i soldini.

Arrivati a casa 'a mammane presentava per il bacio il battezzato al padre pronunziando il nome impostogli. A tavola sedeva al posto d'onore con a destra il padrino o la madrina.
Le ultime mammane furono Rosalia Albano, Eugenia Mazzella, 'a Paccuselle di Le Forna, Maria Esposito vedova Parisi e Lucia Mazzella Sangiovanni. Dopo la recente morte di Giovanna Parisi è rimasta l'altra ostetrica Lucia Mazzella fu Silverio"




La foto è del battesimo delle mie sorelle, le gemelle...anni Sessanta...una è in braccio a mia nonna, l'altra ad Olimpia, la mia sorella maggiore.
A fianco Teresa Parisi, nipote dell'ostetrica, dietro "Riccetta", mio padre ed io ( mi si vede appena) con il cappottino.




Accanto alla fonte battesimale: io con il cappottino, dietro di me mio cugino Franco Musella, nonna Olimpia con una gemellina, dall'altra parte in primo piano mio fratello Peppino, dietro mia sorella Olimpia con l'altra gemellina poi mio padre Ciro





L'ostetrica Riccetta ha in braccio una delle gemelline mentre l'altra è in braccio a nonna Olimpia...io sono in braccio a papà Ciro



Le piccoline sono state portate in chiesa in macchina...fa freddo...di spalle con il cappotto Riccetta, l'ostetrica




Mamma Elvira e nonna Olimpia con in braccio le gemelline



Qui c'è anche papà Ciro

(Dall'album della mia famiglia)

Nascere è ricevere un intero universo in dono

Jostein Gaarder

venerdì 16 febbraio 2018

Accadde nel febbraio 1965

Quello che accadde nel febbraio 1965 io ne ho un vago ricordo...
Ho impressa nella mente l'immagine  della nave Isola di Ponza che usciva in tutta fretta dal porto per una corsa straordinaria portando i feriti di un incidente a Formia.
Purtroppo in questo incidente perse la vita un giovane finanziere, Concetto Russo, di soli 31 anni, che per ironia della sorte era giunto a Ponza solo tre giorni prima per prestare servizio nella Brigata della Guardia di Finanza.
Era l'imbrunire ed il giovane fu travolto da un'automobile che scendeva da via Roma a tutta velocità, senza guida, probabilmente con qualche problema ai freni. Il ragazzo finì in mare proprio nel tratto che congiunge Mamozio al Molo Musco, dove d'estate si prendeva la barca per Frontone.
L'auto impazzita colpì anche una barca che affondò.
Ernesto Prudente, testimone oculare, raccontò così: Ho visto un uomo falciato come da un colpo di ariete fare un volo di cinque metri verso il mare.
Molte persone accorsero rendendosi conto che il giovane era grave, il comandante Falamischia della Brigata della Guardia di Finanza quando lo riconosce si dispera. Intanto cominciano a giungere sul posto i medici, prima il Dott. Aldo Coppa, poi il Dott. Silverio Mazzella ed infine il Dott. Francesco Sandolo che era febbricitante . Il comandante della stazione dei carabinieri Aldo Bedronici mette a disposizione la sala mensa per i primi soccorsi. Tra gli isolani ci fu una gara di solidarietà nel prestare il loro aiuto con garze, bende, disinfettanti...La situazione però è grave e si decide di far partire la nave Isola di Ponza, ma in tarda serata purtroppo arriva la brutta notizia della morte del finanziere.
Una giovane vita spezzata con tutti i suoi sogni...


(Notizie attinte da "Ponza mia")


Il luogo in cui avvenne l'incidente...in quel tempo non c'erano protezioni
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



La nave Isola di Ponza
(Archivio fotografico di Mariano Picicco)



Il dottor Sandolo, con la fascia tricolore da sindaco, che accorse in qualità di medico a soccorrere il giovane finanziere 
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

mercoledì 14 febbraio 2018

Il dicco di Cala Inferno

Il grande sismologo, Giuseppe Mercalli, visitò Ponza nel 1892, dopo le scosse di terremoto che impaurirono gli isolani.
In Note geologiche e sismiche sulle isole di Ponza oltre a scrivere dei terremoti fa una bella descrizione delle isole.
Descrive molto bene le rocce ed anche dei dicchi di Ponza.
Ecco cosa scrive:"Meravigliosi sono i dicchi di Ponza e la loro potenza. Alla Cala d'Inferno ne osservai uno di riolite che ha una trentina di metri di spessore nella sua parte inferiore e va allargandosi verso l'alto. Questo dicco, che s'innalza quasi perfettamente verticale dal livello del mare fin verso la cima di M.Schiavone (156 m.) è incassato nel tufo trachitico inferiormente e denudato nella sua parte più elevata.
Secondo Doelter, alcuni di questi dicchi in alto si sono estesi a modo di corrente e quasi tutti possono riferirsi a due centri di eruzione situati sulla costa orientale, uno dei quali è il porto di Ponza, ritenuto di già come cratere da Dolomieu, mentre l'altro si trova alquanto più verso nord presso Cala d'Inferno."






Dicco di riolite alla Cala d'Inferno
(Foto di Rossano Di Loreto, novembre 2015)

Nota:
Il dicco è, in geologia, un corpo roccioso, costituito da un'intrusione di origine ignea, generalmente ad andamento prossimo al verticale, in una fessura tra gli strati (intrusione discordante) di rocce sedimentarie; successive deformazioni tettoniche possono orientare diversamente il dicco.

(Wikipedia)

Altra Nota:
Giuseppe Mercalli divenne celebre per la scala che porta il suo nome (Scala Mercalli) che misura l'intensità delle scosse sismiche in base agli effetti prodotti.

domenica 11 febbraio 2018

La Parata...che meraviglia!!!

Purtroppo, ahimè, non si può scendere in spiaggia dal settembre 2009 per pericolo di frane. Ormai è difficile pure affacciarsi perchè il muretto è transennato da tanti anni.
Un belvedere bellissimo che fa incantare chiunque si trovi a passare da quelle parti, il mio luogo del cuore.
I pescatori, un tempo, si affacciavano per vedere il mare e decidere poi se uscire a pesca, quindi un punto nevralgico per la loro attività.
In questo momento i gabbiani sono i padroni,volano indisturbati e fanno sosta su Pizzo Papero, si godono la tranquillità.
Questo angolo di Ponza si chiama Parata dal termine "apparata" perchè i ponzesi mettevano delle reti per catturare le quaglie nel periodo migratorio.
Erano tempi di fame e miseria, la carne scarseggiava e i volatili erano cibo prezioso.






mercoledì 7 febbraio 2018

Ho fatto un sogno!!!

Ho fatto un sogno!
Ho sognato di entrare in un luogo immenso, da paragonare ad una cattedrale, ma che un tempo era una grande Cisterna d'acqua. Poi nel tempo è stata trasformata in Bagno penale dove venivano alloggiati i Forzati che servivano per la costruzione del porto di Ponza. I nostri vecchi, quelli rimasti ancora in vita, ricordano ancora di quando correvano a rifugiarsi lì ad ogni allarme aereo. Poi qualcuno o più di uno ha cercato di sfruttarla costruendo una casarella con tanto di bagnetto e cucina, tanto che male c'è, così l'affittiamo pure. Oppure altri hanno pensato di buttarci i calcinacci delle abitazioni in ristrutturazione.
Ma torniamo al mio sogno...
Tutto era bellissimo, tutto ripulito. E' stato recuperato anche l'opus reticolatum e su una parete è stato trovato anche il graffito di un detenuto. Navate lunghissime, pilastri altissimi, la volta a crociera.
Tutto è ben illuminato da luci che mettono in risalto tanta bellezza e maestosità.
La Cisterna di via Parata è la cattedrale tra le cisterne romane di Ponza per la sua imponenza.
La storia ha vinto!!!
La cultura vale più di una casarella o di un deposito pieno di schifezze.
Finalmente l'interesse di tutti è superiore a quello di pochi.
Peccato che sia solo un sogno!!!
Per costruire il futuro dell'isola bisogna tutelare il passato, la nostra storia.


Il centro storico dell'isola di Ponza...la Cisterna di via Parata è dietro il palazzo rosa
(Foto di Alessandro Alexoneit Tagliamonte)






Ecco lo schifo che c'è dentro!!!



Una piantina della Cisterna di via Parata

Nota:
La Cisterna di via Parata era alimentata da altre ubicate più in alto, in zona Scotti, che raccoglievano l'acqua che scendeva dal Monte Guardia. A sua volta la Cisterna di via Parata alimentava quella del Corridoio, poi quella del Portone (Pascarella) e giù fino al mare dove si rifornivano i navigli.

domenica 4 febbraio 2018

A code i zèfere

Ma cos'è una code i Zèfere???
E' un fenomeno vorticoso che si alza dal mare e risucchia verso l'alto, è la tromba marina che a Ponza viene chiamata code i Zèfere.
Per fortuna che ha breve durata e colpisce un'area ristretta però può fare molti danni.
I marinai temono a code i Zèfere...
A Ponza, ma non solo, c'è la credenza che può tagliare a code i Zèfere un primogenito esponendo le natiche e recitando delle preghiere.
Si navigava tranquilli se sulla barca c'era un primogenito...
Si racconta che il pescatore Giuseppe Conte, conosciuto come Giuseppe i Mamène, fosse capace di tagliare a code i Zèfere.
Sulla rivista, degli anni '80, Vivere Ponza ho trovato questa bella poesia di Tommaso Lamonica:

A CODA 'I ZEFERO
U' San Silverio steva a ddiece miglie
d'a costa d'a Sardegna, quanno ntunno
cagnaie u tiempo: d'acqua nu zeffunno
venette e viento c'abbrucciava i cciglie.

Prima ca succedesse u parapiglie
facette acalà vele e balaccune
u Patrone e dette ncàrreche a ognune.
"A coda 'i Zèeefèra!" alluccaie u figlie

'i Celorme, ca steve 'i vuardia a pprora,
u Patrone u chiù giovene chiammaie
'i ll'equipaggio e vrache ce calàie.

Pò ca ate 'u mettette c'u culo fora
vanna annudo e 'i croce e pria'  l'aria inghette
a coda se tagliaie e scumparette.

Legenda:
A CODA I ZEFERO: Tromba marina, tromba d'aria, turbine. Letteralmente "coda di zefiro", il quale, evidentemente, dagli antichi naviganti era considerato parente stretto di "Luzifero", Lucifero, e la forma della tromba marina può richiamare quella della coda del Maligno, ma ciò che non si riesce ancora a chiarire bene è che per tagliarla e farla scomparire si deve opporle il sedere scoperto del più giovane della ciurma o, come altri vuole, di un figlio primogenito.
SAN SILVERIO: Nome dell'imbarcazione

NTUNNO: All'improvviso
CROCE E PRIA: Di croci e preghiere
INGHETTE: Riempì













Immagini di code i zefère reperite in rete



Code i Zèfere a Ponza da Vivere Ponza 1986


venerdì 2 febbraio 2018

Abbasce a Battarje

Una delle fortificazioni che serviva a difendere il porto di Ponza, fu costruita, nel 1808, per ordine del Principe di Canosa, uomo di fiducia dei Borboni. La fortificazione venne chiamata Batteria Leoplodo e prese questo nome dal nipote di Ferdinando I, Re delle due Sicilie.
Fu collocata proprio sopra le Grotte di Pilato, dov'è ora il cimitero e quella parte viene chiamata ancora abbasce 'a Battarje.
La Batteria Leopoldo, possedeva tre cannoni ed una fornace per arroventare le palle. Venne costruita per rafforzare le difese dell'isola e contrastare i francesi.
Doveva operare in concomitanza col Fortino di Frontone, che però fu costruito successivamente, nel 1813, ed il Forte Bentick, sulla Ravia.
La Batteria Leopoldo venne raffigurata anche da un disegno del Mattei, nel 1847, che la visitò e così scrisse:"...una ripida discesa mi condusse ad un pianerottolo poco superiore al mare, che di sbieco guardava l'entrata della baia principale dell'isola. Tre o quattro pezzi d'artiglieria, affiancati da un corpo di guardia con sentinella militare, mi avvertirono dello scopo di quella fortificazione".



Nella parte bassa del cimitero, abbasce a battarje, c'era la Batteria Leopoldo



Abbasce a battarje

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



Pianta geometrica del terreno dove è situata la Batteria Leopoldo 14 maggio 1820 (Michele Andreini sott. del Genio)
(dal libro "Pontio. L'isola di Pilato" di V.Bonifacio)



    Progetto di completamento della Batteria Leopoldo (C. Afan de Rivera)                                           Dal libro "Le isole Pontine attraverso i tempi"                                                                              
    

Particolare di una pianta del 1815 con ubicazione della Batteria Leopoldo (n. 25 della pianta, in basso a sin).
Dal libro di Giovanni Maria De Rossi "Ponza Palmarola Zannone"



La Batteria Leopoldo in un disegno del Mattei, aprile 1947
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