venerdì 31 marzo 2017

Il luogo della memoria

Il cimitero di Ponza è il luogo della memoria della nostra isola dove riposano i nostri antenati.
Leggendo un nome su una lapide possiamo ripercorrere la nostra storia...
Non è affatto un luogo triste perchè il panorama ci distrae dalla sofferenza per la perdita dei nostri cari. Si avverte un senso di pace ed il silenzio viene rotto dal rumore delle onde del mare che si infrangono sugli scogli sottostanti.
Del cimitero di Ponza così scrive Caterina Bon: "L'ingresso del camposanto a Ponza è semplicissimo, a differenza delle magniloquenti entrate dei grandi cimiteri delle capitali a Roma, a Genova, a Milano. Nel recinto delle mura una porta si apre di fronte alla cappella settecentesca progettata da Winspeare, elemento di congiunzione fra il vecchio e il nuovo cimitero. Di lì scendono verso il mare le "strade" della "città dei morti". Si intersecano ad angolo retto, una rete ordinata e perfetta di ascisse e ordinate che sembra voler contraddire la disposizione spontanea e disordinata dei vicoli del paese giù al porto, alle Forna, dovunque sull'isola. Il cimitero, a Ponza, più ancora che il riflesso della "città dei vivi", sembra il disegno utopistico di una "città ideale", una città che nella realtà non era stato possibile concretizzare. Ai lati delle "strade" le cappelle sepolcrali delle famiglie notabili si alternano alle semplici file di lapidi sovrapposte."


Ecco si intravede l'ingresso del cimitero...siamo sul promontorio della Madonna


Appena si entra c'è la chiesetta


Una delle "strade" verso le cappelle


Le scalette che portano sempre più giù...fino al mare...


Cappelle dei notabili


Dal cimitero si vedono i Faraglioni del Calzone Muto


Una Cappella


Una Cappella gentilizia


Il piazzale del Monumento


Oltre c'è il mare...


Dal cimitero i Faraglioni della Madonna


Altre scalette...

(Foto estate 2016)

mercoledì 29 marzo 2017

Il tramonto da sopra gli Scotti

Oggi alla fine del giorno 
il tramonto posò le sue perle
sui fini e neri capelli della sera
e io le ho nascoste come una collana senza filo
dentro il cuore 

Tagore









Isola di Ponza
Tramonto da sopra gli Scotti...21 luglio 2016

lunedì 27 marzo 2017

San Silverio nel mondo

San Silverio è il Santo protettore dell'isola di Ponza e viene festeggiato il 20 giugno con una caratteristica processione.
Ma in tante parti del mondo troviamo San Silverio, dove i ponzesi nel loro girovagare hanno deciso di fermarsi...in Sardegna, negli Stati Uniti, in Argentina...ne ho già scritto in altri post su questo blog...
Dove c'è un ponzese c'è San Silverio...







Il 20 giugno San Silverio viene festeggiato a Golfo Aranci, in Sardegna



San Silverio Shrine, Dover Plains, NY



San Silverio a Bologna
(Foto di Clelia Coppa)

venerdì 24 marzo 2017

I comignoli ponzesi

I veri protagonisti dell'architettura spontanea ponzese sono i comignoli.
...per ciascuna delle case-grotta la canna fumaria assume una fisionomia individuale, riconoscibile come il volto di una persona.
Caterina Bon

Nelle antiche cucine ponzesi, quelle scavate nella roccia, la canna fumaria veniva realizzata bucando la copertura e poteva avere svariate forme.
O.Fasolo a tal proposito così scrive: "...sembra voler forare la superficie dell'estradosso e si erge isolata come un pinnacolo, come un riferimento ed un simbolo di identificazione o a un richiamo."



Comignoli sopra Giancos realizzati con tubi e malta mista a pietrame



 Comignolo nella zona della Croce



 Comignolo sopra Giancos



Comignolo sul palazzo rosa in via Parata

lunedì 20 marzo 2017

U ntartiène

U ntartiène nel dialetto ponzese significa passatempo, scusa per trattenere.

da "A nzèrte" glossario ponzese di Ernesto Prudente

Quando una madre aveva bisogno che il proprio figlio si allontanasse un pò da casa perchè magari aveva un pò da fare con molto garbo lo mandava da qualche vicina o parente a chiedere un pò di ntartiène. La persona alla richiesta del bambino lo intratteneva.
Oggi si piazzano i bambini davanti al televisore o al tablet.
Io ricordo le mie sorelle minori che andavano a chiedere u ntartiène sopra da zia Titina, trovavano sempre una bella scatola di mattoncini rossi, gli antenati dei Lego, con cui potevano giocare.


Chissà quante di queste bambine hanno chiesto un pò di ntartiène...



Le mie sorelle minori, Lella e Annamaria, loro chiedevano un pò di ntartiène da zia Titina

venerdì 17 marzo 2017

Dopo una giornata di pesca

Nella pagina Facebook di Andrea Mazzella oggi c'è una foto molto bella. E' stata scattata dopo una ricca pescata e dietro ai pescatori si vede chiaramente mio padre, Ciro Iacono.
Ho provato un'emozione vederlo lì...dopo undici anni ancora lo ritrovo in qualche foto messa su internet.
La voglio condividere anche su questo blog...per quanti che ancora si ricordano di lui...della grande persona che era...


Da sinistra Andrea Mazzella, poi Vittorio Feola infine Domenico Zecca.
Dietro, tra Vittorio e Domenico, mio padre Ciro Iacono con il berretto in testa che guarda il pesce pescato

lunedì 13 marzo 2017

Attimi di paura!!!

Era una mattina dei primi giorni di giugno del 1977, ero a Ponza, quando mi accorsi che non c'era la corrente elettrica. Non avrei pensato mai che era stata staccata precauzionalmente perchè era andato a fuoco il distributore di carburanti proprio vicino alla Centrale Elettrica dell'isola, a Giancos.
Nuvole di fumo nero...tanta paura...in tarda mattinata giunsero dal continente i vigili del fuoco per spegnere l'incendio.
Ricordo molto bene quella giornata...a quei tempi non si parlava ancora di danni ambientali...chissà cosa abbiamo respirato...











La Centrale Elettrica e il distributore di carburanti...vicinissimi

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

venerdì 10 marzo 2017

Il Fortino di Frontone

Il Forte di Frontone, il Fortino, come viene chiamato comunemente, si trova sul promontorio che dà il il nome alla spiaggia. Fu costruito nel 1813 per difendere l'accesso orientale al porto di Ponza.
Della storia di questo Forte si sa poco e sarebbe interessante saperne di più.
I muri perimetrali versano in uno "stato di fatiscenza per disgregazione, azione eolica, alterazione della malta" (Caterina Bon)
Io lo ricordo sempre così...
Il Tricoli, nell'Ottocento, a proposito di Fortificazioni cita il Forte di Frontone. Ecco cosa scrive: "FORTIFICAZIONI- L'isola come frastagliata per lo intorno a difesa del Porto sopra sporgenti, che in quella baja precedono, vi sono le batterie di Leopoldo con tre cannoni e fornello a roventare le palle; della Torre con due e fornello, del Molo con tre; di Bentick uno sopra cilindro; di Frontone con tre e fornello; e i tiri di tutti sono rivolti ad impedire l'entrata."



Il Fortino di Frontone
(Foto di Enza Pagliara, marzo 2016)



Il Fortino visto dalla spiaggia di Frontone
(estate 2016)

giovedì 9 marzo 2017

L'Arco crollato

E' notizia di ieri del crollo, durante una violenta tempesta, della Finestra azzurra,  l'Azure window, un arco naturale che si trovava sull'isola di Gozo, a Malta. Già da tempo era stato vietato ai turisti di camminarci sopra.
Anche nelle nostre isole ci sono stati fatti analoghi in cui abbiamo perso dei veri monumenti naturali. Per citarne uno, negli anni '60, durante una mareggiata fortissima, è crollata la volta dell'Arco di Mezzogiorno a Palmarola. Il colpo di grazia arrivò nel novembre 1997 quando un'onda gigantesca ne ha fatto crollare un altro pezzo.

Ecco com'era...




(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



Ecco quel che è rimasto...

(Foto reperita in rete)



La Finestra azzurra sull'isola di Gozo, a Malta, com'era...

(Foto reperita in rete)

lunedì 6 marzo 2017

Un personaggio ponzese d'altri tempi

Amedeo Guarino era un personaggio che gestiva un ristorante proprio in piazza Pisacane.
L'indimenticabile Ernesto Prudente nel suo libro Ponza interno e intorno così racconta di Amedeo:
"La piazzetta di Ponza è un'opera d'arte che si arricchisce di una veduta panoramica da sogno. Una balconata sul mare più unica che rara.
Venne costruita, con tutto il complesso di caseggiati che le fanno corona, nella seconda metà del settecento dai Borboni, su disegno e progettazione dell'ing. Winspeare. E' un giocattolo architettonico. Amedeo è il gestore dell'Aragosta. Un personaggio mitico.
Ironico, sarcastico, beffardo nella giusta tonalità.
La sua battuta scherzosa era sempre disponibile per qualsiasi soggetto.
Nella vita era stato marinaio e barbiere. Il suo salone era un salotto dove il pettegolezzo simpatico regnava sovrano.
Quando, nell'immediato dopoguerra, incominciarono a sbarcare i primi villeggianti smise di affilare rasoi e si dedicò, anima e corpo, alla cucina di cui aveva appreso l'arte facendo il marinaio.
I marinai, quelli veri, e diciamolo, pur sapendo di suscitare un vespaio, quelli di una volta, per il loro girovagare da porto in porto, sanno mangiare e conoscono tutti gli espedienti per rendere saporita una minestra.
Ed Amedeo ci pigliava gusto nel preparare i suoi piatti, non molti per la verità, ma tutti eccellenti.
Aveva non più di dieci tavoli. Quello di Ennio Curti occupava il suolo a destra dell'ingresso. Da quel tavolo si dominava tutta la piazza per cui la denominazione di tavolo imperiale. Era di Ennio dalla prima decade di giugno fino all'ultima settimana di settembre, il periodo che trascorreva a Ponza."
"Il ristorante funzionava soltanto di sera ed era difficile trovare posto senza la prenotazione. Tra i clienti rifiutati vi fu, una sera, anche Gianni Agnelli.
La prenotazione avveniva di mattino quando Amedeo, dopo aver fatto il giro dei negozi per l'approvvigionamento giornaliero e consumato la sua colazione che consisteva sempre in un pezzo estremo di filone di pane, svuotato all'interno, dove inseriva dei pomodori e condiva con aglio, origano e olio, si sedeva ad un tavolo e si metteva a scegliere, togliendo le impurità, lenticchie e cicerchie per poi cuocerle.
Era un via vai di gente fra commensali e sfottitori.
Aveva sempre pronta la battuta per tutti."
Amedeo è stato uno dei pionieri del turismo ponzese, intuì che era importante avere un collegamento marittimo con Anzio in modo fa favorire un flusso di turisti maggiore, soprattutto romani.
Un giorno di giugno del 1949, capitò nel ristorante l'Aragosta un uomo politico ed Amedeo gli espose le motivazione circa un possibile collegamento marittimo con Anzio. Qualche giorno dopo insieme ad altre persone andarono a Roma e riuscirono ad ottenere quello che chiedevano.
Il 1 luglio 1950 il piroscafo Meta iniziò il suo collegamento con il porto di Anzio.



L'Aragosta la trattoria gestita da Amedeo Guarino



Amedeo che scherza con gli amici



I tavoli dell'Aragosta con molti amici

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

venerdì 3 marzo 2017

Quei primi giorni di marzo del 1944...

Antonio Feola chiamato Totonno Primo, durante la guerra faceva la spola con il continente caricando sui propri motovelieri viveri e, talvolta anche persone, soprattutto dopo l'affondamento del piroscafo Santa Lucia avvenuto il 24 luglio del 1943 nelle acque di Ventotene.
Con Totonno Primo la mia famiglia era legata da rapporti di parentela perchè era cugino sia di mio nonno Peppino Iacono che di mia nonna Olimpia...erano nipoti di  Evangelista Feola che abitava a Sant'Antonio, morto a 104 anni.
Ma ritorniamo a quei giorni del 1944 che sono ben raccontati da Silverio Corvisieri nel suo libro All'isola di Ponza...
"Dopo l'affondamento del "Santa Lucia" il problema degli approvvigionamenti divenne quasi insolubile. Di acqua non ne arrivò più e si dovette fare ricorso esclusivo all'acqua piovana raccolta nelle cisterne mentre la sorgente di Caladinferno risultava molto indebolita a causa degli sconvolgimenti del bacino imbrifero causati dalla miniera di bentonite. Il rifornimento dei viveri, affidato ormai a qualche viaggio avventuroso del motoveliero di Antonio Feola, risentiva oltre che delle difficoltà della navigazione in un mare minato e attraversato dalla guerra, anche della rarefazione del cibo sul continente. Ponza, oltretutto, si trovava collocata davanti a una costa che fu a lungo investita da furiosi combattimenti; dapprima la battaglia del Garigliano, pochi chilometri  oltre Formia, e, dal gennaio 1944, la furibonda resistenza tedesca ad Anzio e Nettuno per ritardare l'avanzata alleata su Roma. I ponzesi che non si trovavano sotto le armi o che non avevano abbandonato l'isola per trovare un  riparo in continente, dovettero arrangiarsi con le magre risorse della loro agricoltura, dell'allevamento dei soli animali da cortile e di una pesca praticata, con molto timore e quando il tempo lo permetteva, soltanto sottocosta. Chi possedeva un pezzetto di terra poteva dirsi fortunato; per gli altri la situazione divenne tragica. Per mesi molti i ponzesi poterono nutrirsi soltanto con "erba e pesci cotti con l'acqua salata " del mare. Si arrivò persino a tagliuzzare le palette dei fichidindia in fili sottili per poi bollirli come una normale verdura. La denutrizione, e per alcuni, la fame vera e propria provocarono malattie gravi.
Durante la battaglia di Anzio alcuni ponzesi, pur di sopravvivere, si avventurarono in mare per recuperare i cadaveri dei soldati, la capitaneria del porto pagava una certa cifra per ogni corpo strappato al mare. Il mese più terribile fu forse il febbraio 1944; alla fine del mese, quando si contavano già 15 persone morte di fame, il maltempo bloccò per molti giorni qualsiasi possibilità di navigazione. L'isola raggiunse il culmine della disperazione. Il parroco, che intanto aveva acquisito una grande autorità come era accaduto a Ponza ai suoi predecessori in altri tragici momenti, insieme al comandante del porto Giovanni Di Cecca, fece lanciare al governatore alleato d'Ischia un drammatico appello: "Popolo Ponza muore fame" e, al tempo stesso, riunì i fedeli per tre giorni di preghiere ovviamente rivolte a San Silverio affinchè intercedesse presso l'Onnipotente. Il caso volle che proprio un'ora dopo la predica di domenica 5 marzo, una nave inglese pilotata  da quel vecchio lupo di mare di Antonio Feola facesse il suo ingresso nel porto di Ponza nonostante l'incredibile bufera che agitava le acque. La nave trasportava un carico di farina bianca e di farinella (un miscuglio di legumi macinati), una vera e propria benedizione che salvò la vita a molta gente." 



Antonio Feola (Totonno Primo) figlio di Angelo Feola e Concetta Mazzella, nipote di Evangelista Feola e Gabriella Conte



Motovelieri alla Banchina di Ponza




Il cutter "Santuario di Pompei" con cui nonno Peppino Iacono navigava durante la guerra, faceva anche lui la spola tra Ponza e il continente per portare viveri 










giovedì 2 marzo 2017

Le fresie

Le fresie fanno presagire l'arrivo della primavera e quelle di Ponza hanno un profumo inebriante.
Le adoro!!!
Quando ero ragazza e vivevo a Ponza la prima fresia proveniva dal giardino di Maria Conte, la dolce signora d'altri tempi, il cui ricordo mi è sempre caro.
Sapeva della mia passione per questo fiore...
Ho provato a mettere dei bulbi  nei vasi del mio balcone, le fresie sono fiorite ma non profumano come quelle di Ponza.






Le fresie di Ponza...che profumo!!!

(Foto di Silveria Aroma)
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