martedì 31 gennaio 2017

Il falegname e il partigiano...storia di un'amicizia straordinaria

Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica, durante il suo periodo di confinato a Ponza instaurò un bellissimo rapporto di amicizia con un falegname, Salvatore Pacifico.
Questa storia la racconta Antonio De Luca nel suo libro Il falegname e il partigiano pubblicato lo scorso anno.
Pertini alloggiava durante quel periodo triste della sua vita in una casa sulla via Nuova. Ogni giorno doveva andare a firmare la presenza al Comando della Milizia e passava davanti alla falegnameria di Salvatore che era sulla stessa strada. Scambiavano quattro chiacchiere come due amici qualsiasi ma la cosa fu notata dalla Milizia. Fu intimato a Salvatore di non colloquiare più con Pertini altrimenti avrebbe passato un brutto guaio. Ne parlò con il suo amico Sandro che subito trovò una soluzione.
Pertini continuò a passare davanti alla falegnameria, si fermava, Salvatore lo aspettava ed entrambi volgevano gli occhi al cielo.
La loro amicizia era ben salda.
Pertini poi andò via da Ponza ma non dimenticò Salvatore. Era stato confinato a Ponza dal settembre 1934 al 1939.
Un giorno di fine settembre del 1973 arrivò con l'elicottero Sandro Pertini che, in quel periodo, era Presidente della Camera e si recò alla falegnameria a cercare Salvatore. Trovò solo suo figlio Gigino...Salvatore era morto qualche anno prima.
Sandro non aveva dimenticato il suo amico Salvatore.
Una storia bellissima che non conoscevo e grazie ad Antonio De Luca è venuta alla ribalta. Lui il giorno in cui Pertini arrivò con l'elicottero a Ponza c'era e quindi ha potuto raccontarci.
Anche questa è storia di Ponza...


La copertina del libro ritrae Sandro Pertini, il partigiano, e Salvatore Pacifico, il falegname.



La via Nuova



Davanti alla falegnameria in via Nuova...il signore anziano dovrebbe essere Salvatore Pacifico che veniva chiamato "Pataccone" perchè da bambino chiamava patacche i bottoni con cui giocava. A quei tempi si giocava con poco, i bottoni venivano spinti con le dita, il pollice e l'indice, in una buca, sul terreno, chi la raggiungeva vinceva. C'era più fantasia di oggi...



Sopra quei tre archi è la via Nuova



La via Nuova vista da Sant'Antonio

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



La mattonella fatta posizionare da Antonio De Luca sul muro della falegnameria come testimonianza dell'amicizia tra Sandro Pertini e Salvatore Pacifico






Attrezzi nella falegnameria Pacifico


L'interno della falegnameria



La via Nuova qui si incontravano il falegname e il partigiano

Nota:
Il falegname Salvatore Pacifico era il nonno di Giovanni Pacifico che con il suo archivio fotografico ci fa vedere la Ponza di un tempo

domenica 29 gennaio 2017

Le cappelle votive di Ponza

A Ponza ci sono delle cappelle votive molto interessanti, alcune dedicate alla S.Croce o all'Addolorata.
Alcune sono antiche e nascono dal fatto che, un tempo, in alcuni quartieri ci si aggregava per pregare.
Sono l'espressione della religiosità popolare e sicuramente ognuna ha una storia, sarebbe interessante conoscerla.
Di quella sulla Punta Bianca in Piazza Gaetano Vitiello (qui) e di quella dell'Addolorata a Santa Maria ne ho già scritto, qualche tempo fa, in questo blog (qui).
Ecco alcuni scatti fotografici  di altre Cappelle votive durante l'estate 2016.




La cappella a Punta dell'Incenso dedicata alla S.Croce...deve essere molto antica






In questo passaggio tra le case di Scotti di Basso c'è questa cappellina costruita nel 1935






Questa cappella dedicata alla S.Croce dà il nome alla località sopra S.Antonio. Credo sia stata costruita verso la metà dell'Ottocento, si recitava il Rosario detto il Rosario dei Corallini.

mercoledì 25 gennaio 2017

Un viaggiatore dell'Ottocento in visita alla Grotta del Serpente

Nel 1897, Johann Karl Graeser, viaggiatore svizzero, durante la sua permanenza a Ponza visitò la Grotta del Serpente e in "Viaggio alle isole del confino" la descrive così : "Camminiamo ora al fresco del tunnel di Santa Maria, tra muri di opus reticolatum. Tutto mi ricorda gli ambulacri imperiali come appaiono nella Villa Adriana, dove il grande epicureo cercava riparo dai caldi raggi del sole estivo.
Appena fuori, che idillio! Il golfo silenzioso nel quale si trovava la reggia di Circe. Casette bianche fra fertili giardini, terrazze dove floridi viti si avvinghiano come nastri verdi attorno al collo bruno dei monti, incorniciati da siepi cerulee di aloè (agave americana).
Mi guida un ragazzo e mi vuol mostrare la Grotta del Serpente. Si avvicina ad un signore anziano, basso di statura, che lavora le vigne e il podere sul quale si trova la grotta, ma non riceve risposta alcuna, fino a che io non lascio cadere la parola "cavaliere". Che sortisce, come sempre, il suo effetto.
"Felicissimo giorno" saluta il vecchio e con la più premurosa cordialità accoglie il raccomandato del " cavaliere-sindaco" (Vincenzo De Luca).
Ha il viso rugoso; le rughe si incrociano come linee di rombo su di un muro romano e in esso si aprono due occhi piccoli, neri, furbi e scrutatori. Mi esamina e non trova nulla di sospetto. Allora diventa allegro e loquace e ci conduce, attraverso le sue terrazza di viti ben coltivate, ad una buca profonda, mezza riempita di detriti, dalla quale escono i rami nodosi di un fico.
Scendiamo.
Androni impressionanti, profondamente incavati nel monte si allargano davanti ai nostri occhi: cinque corridoi a volta, ognuno largo da 3 a 4 metri e lunghi 30 metri, divisi da colonne robuste. Alle pareti resti di stucchi e decorazioni.
Si racconta che qui sia stata trovata una testa d'oro massiccio che era posta in una nicchia della sala d'ingresso e pure tubi di piombo che dimostrano che questa è una delle tante cisterne romane distribuite un pò dovunque nell'isola. (Parte di tali reperti sono ora al Museo di Napoli)."
Questa la descrizione della Grotta del Serpente da parte di Graeser è interessante perchè vista da un viaggiatore dell'Ottocento, così com'era in quel periodo.
La Grotta del Serpente è una delle cisterne romane di Ponza e si trova in località Santa Maria sulla strada che porta a Le Forna. Purtroppo anche qui non si può entrare perchè un tale ne rivendica il possesso e ha messo addirittura il cartello caduta massi.
Due cisterne romane, quella della Dragonara e quella del Corridoio in via Comandante, finalmente, sono state recuperate e rese fruibili ai visitatori. Alla Cisterna del Corridoio arrivava l'acqua del troppo pieno della maestosa Cisterna di via Parata. Sono anni che cerco di porre l'attenzione su questo importante sito archeologico quale è la Cisterna di via Parata. e spero in un prossimo recupero.
Speriamo si riesca a recuperare anche la Grotta del Serpente che probabilmente forniva l'acqua alla villa imperiale poco distante.
Sono solo una piccola parte dei tesori di Ponza...
Ponza non è solo mare...è molto di più...


In questa foto si vede la pianta di fico citata da Graeser






La Grotta del Serpente


Piantina della Grotta del Serpente
(Da "Le isole pontine attraverso i tempi")

domenica 22 gennaio 2017

Arrivo con sorpresa

In una giornata di gennaio la nostra famiglia composta già da tre figli fu allietata dalla nascita delle gemelle.
Erano gli anni Sessanta, io avevo quasi cinque anni, ma quel giorno non lo dimenticherò mai.
Mia madre non sapeva di aspettare due bebè, a quei tempi non esisteva l'ecografia e a Ponza si partoriva in casa.
Quella mattina salutai mia madre ed andai come al solito alla scuola materna non immaginando che quello sarebbe stato un giorno speciale.
All'uscita da scuola con mio fratello e mia sorella andammo a casa di nonno Peppino che ci preparò la pasta in bianco con i capperi o uva passa, non so, ma io, ricordo, che non mangiai niente.
Verso sera nonno ci accompagnò a casa nostra e con grande stupore trovammo accanto a nostra madre due fagottini. Una cicciottella era avvolta in una copertina rosa, l'altra, più piccola, in una copertina verdina.
Una vera sorpresa!!!
Mio padre, Ciro, impazzì di gioia...mise alla finestra due fiocchi rosa...era orgoglioso...
In quegli anni abitavamo in una piccola casa che affacciava su Corso Pisacane.
Un parto gemellare per Ponza era un evento...

BUON COMPLEANNO SORELLINE!!!






Il giorno del battesimo noi, papà Ciro con nonna Olimpia...manca mia madre Elvira perchè si usava che la mamma restasse a casa



Le gemelle sono in braccio una a mia sorella Olimpia e l'altra a nonna. Accanto Teresa Parisi nipote dell'ostetrica Riccetta che è dietro insieme a mio padre ed io




giovedì 19 gennaio 2017

La chiesetta del cimitero

Quando, nel 1734, arrivarono a Ponza i primi coloni provenienti da Ischia si cominciò a seppellire i morti intorno alla cappella della Madonna della Salvazione che ora non esiste più, pare sia crollata, e un tempo veniva chiamata A Madunnella vecchia.
A Madunnella era un antico santuario scavato nella roccia sulla punta del promontorio della Madonna, era collocata dietro la cappella di don Salvatore. Al suo interno custodiva la statua della Madonna della Salvazione ritenuta miracolosa,  i naviganti e i pescatori erano molto devoti. Nel Settecento curava la Cappella d'a Madunnella l'eremita Giuseppe Scotti.Il Pacichelli, nel 1685 così la descrive: "tempietto incivosi dentro, basso, e stretto" ed era un luogo di culto in cui si celebrava la Messa.
Proprio qui si sviluppò il primo nucleo del Camposanto.
Già vent'anni dopo divenne insufficiente ma nacque anche l'esigenza di differenziare le classi sociali.
Il comandante militare, Michele Le Boffe, il 26 luglio 1791 fece questa segnalazione al Duca di Cantalupo: "...Hanno fatto in passato tutti i fossi che potevano nella Cappella della Madonna della Salvazione, ma adesso non c'è più posto...non sembrando decente doverci per forza seppellire qualche congiunto in quelle due improprie sepulture nel Camposanto unitamente con Forzati, disterati, soldati, e paesani..."
Il duca di Cantalupo dopo pochi giorni dispose che fosse costruita una terza sepoltura per  gli Ecclesiastici, Offiziali e Paesani di qualche distinzione..."
Per la costruzione del nuovo cimitero venne dato l'incarico a Winspeare che inviò, il 24 gennaio 1792, al Duca di Cantalupo una relazione dettagliata: "...Il Camposanto di Ponza fu fatto provvisionalmente sul principio, che si madorno i nuovi Coloni a popolarla i perchè quella piccola fossa dell'antica chiesetta era piena che non permetteva l'interro di altri cadaveri per l'esalazioni pestifere, che nella med.ma si sperimentava.
Questo Camposanto non è composto altro che di tre sepolture, esposte all'aria, per cui spesse volte vengono inondati dalle abbondanti acque piovane...
Ho creduto dunque di dover dare qualche sistema ad una popolazione di circa 800 anime, con formare un progetto di un Camposanto, il cui disegno compiego a V.E, nel quale si rileva un porticato chiuso, e nell'istesso tempo ventilato, e con una piccola Cappella nel mezzo, e sei sepolture da potersi destinare ai differenti sessi, e Condizioni, ed ecclesiastici: la spesa della quale opera ascenderà a circa docati mille; se poi stimasse V.E. di doversi diminuire la spesa sopra indicata, allora si potrebbero le due sepolture laterali, ed invece di sei, ridurle a sole quattro, che potrebbero sufficienti per quella popolazione..."
Venne così costruita la chiesetta che vediamo all'entrata de cimitero, sotto il pavimento ci sono i resti dei nostri antenati. Prese il nome di chiesa del Purgatorio e fu benedetta il 24 luglio 1794 da Mons. Gennaro Clemente Francone, vescovo di Gaeta.




Progetto per la cappella del Camposanto realizzata da Winspeare

Qui si vede che le sepolture sono già ridotte a quattro ma nella realizzazione la cappella venne ridotta a due arcate e fu introdotto il campanile assente nel progetto di Winspeare


L'entrata del cimitero



La chiesetta...qui si vedono le due arcate anche se coperte dalle lapidi e il campanile



Questa è l'iscrizione sul muro esterno della chiesa...Chiesa del Purgatorio, benedetta nel 24 luglio 1794 da Mons. Gennaro Clemente Francone, Vescovo di Gaeta



La chiesetta e l'entrata del cimitero...qui dentro c'è la storia di Ponza, i nostri antenati



La volta della chiesetta 



Sull'altare la statua della Madonna della Salvazione ritenuta miracolosa, i pescatori e naviganti quando passavano con le loro barche sotto il promontorio si toglievano il cappello in segno di rispetto



La cappella cimiteriale, in località "la Madonna", ancora completamente isolata in un disegno del Mattei, 1847

lunedì 16 gennaio 2017

Marcel e Madame

Marcel Botton era un vero personaggio ed a Ponza molti lo ricordano ancora.
Rilevò il locale, sotto un arcone del Palazzo Comunale, in piazza Pisacane dove, un tempo, era la trattoria Zi' Capozzi.
Nacque così, nell'estate del 1966, L'Ippocampo un ristorante raffinato.
A proposito di Marcel, Ernesto Prudente nel suo libro Racconti così scrive: "Un personaggio da favola. Ai tavoli di quel ristorante si sono seduti tutti, da Costantino di Grecia a Juan Carlos di Borbone, allora pretendente al trono di Spagna, da Alberto, re del Belgio ma allora principe di Liegi a tutti i numerosi VIP, italiani e stranieri, che sono sbarcati a Ponza."..."Un personaggio di primo piano, Marcel, che per quasi vent'anni...è stato uno dei protagonisti principali della storia amena di Ponza, ricca di simpatici "nciuce"."
Un cliente assiduo dell'Ippocampo era anche il conte Matarazzo che arrivava a Ponza a bordo della sua splendida barca a vela, l'Astra.
Mathilde conosciuta da tutti come Madame, era la moglie di Marcel ed aveva un salone di acconciature per signora sul Corso Pisacane. La ricordo bene...mi incantavo mentre la vedevo pettinare i capelli delle signore.
E' bello ricordare le persone che anche se forestiere hanno dato lustro all'immagine di Ponza.


Marcel e Madame con la piccola Francesca...la loro nipotina sul Corso Pisacane






Marcel e Madame fuori al Ristorante Ippocampo...con la nipotina

(Per gentile concessione di Francesca Brunelli)



Piazza Pisacane



Piazza Pisacane...c'è anche il ristorante Ippocampo



Il ristorante Ippocampo
(Foto dell'Archivio Fotografico di Giovanni Pacifico)

mercoledì 11 gennaio 2017

La statua di Mamozio

E' una statua ritrovata nel '700, ora è collocata su una stradina poco frequentata e sembra sia un Augusto "togato".
Il Tricoli nella Monografia così scrive: "E' una di quelle rinvenute ivi stesso nel 1772 e pria l'attuale fabbrica; rappresenta un senatore, la cui testa venne rotta da un soldato nel 1809, e l'attuale vi fu supplita nel 44, dal Com. Colon. Conte Bartolazzi."
Giovanni Maria De Rossi così la descrive nel suo libro Ponza Palmarola Zannone: "In una via (via di S.Antonio) parallela alla strada litoranea, si conserva, murata su un moderno piedistallo, una statua marmorea funeraria, acefala e priva del basamento, nota, dalla tradizione locale, con il nome di "Mamozio". Sia la testa che la mano sinistra, a giudicare dagli incassi ancora visibili, dovevano essere lavorate a parte e successivamente applicate alla statua. Accanto alla gamba sinistra si conserva, parzialmente coperta dalle pieghe del panneggio, una capsa cilindrica (il tipico cofanetto nel quale si conservano i rotoli di pergamena, detti volumina, usati come libri).
E' probabilmente questa la statua scoperta nel 1772 e privata della testa, come ricorda il Tricoli, nel 1809, per un atto di vandalismo da parte di un soldato borbonico, quando la statua faceva bella mostra di se nella piazzetta antistante il Comune."









La statua di Mamozio






La statua è da queste parti...un pò più avanti...



La statua romana del "Mamozio" ancora integra (in primo piano, a sinistra, nella foto), collocata nell'area portuale, in una incisione del Mattei del 1847

domenica 8 gennaio 2017

La Torre di Ponza

La Torre che domina la baia del porto di Ponza poggia su ruderi che appartenevano alla villa romana.
Venne fatta costruire da Alfonso d'Aragona tra il 1479 e il 1481 quando l'isola fu data in enfiteusi ad Alberico Carafa, Antonio Petrucci e Aniello Arcamone.
Pacichelli nel 1685 così la descrive: "...A sinistra, in sito elevato, circa settanta passi, e lontana dugento stà la torre, quasi un quadro di trenta passi scarsi per ogni verso, di altezza ordinaria, alla quale si ascende per una scala di legno, non amovibile. comprende questa trè stanze nel primo ingresso, ed altretante sopra al pian cannone, cioè tre pezzi di ferro con altro poco armamento, delle quali due sono imperfette..."
Venne fatta restaurare nel 1770 dal Maggiore Benedetto Rezzano e doveva servire alla difesa.
Fu attaccata nel febbraio 1813 dalle fregate inglesi e malgrado l'armamento modesto non crollò per la sua mole massiccia.
Nel '900 divenne sede del confino fascista e poi colonia della parrocchia.
Negli anni '50 ci furono molti cambiamenti al suo interno, oggi è rimasto il basamento e i riquadri di quattro finestre.
Oggi è un albergo, la Torre dei Borboni.



La Torre



Da qui si potevano osservare le navi che entravano in porto



Il pozzo e lo stemma



Lo stemma all'interno 

(Foto che ho scattato nell'estate 2016)



La salita che porta alla Torre 



La Torre con la sua imponenza domina l'abitato di Ponza
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

La torre quadrata sulla collina della Madonna in un disegno di Pasquale Mattei del 1847


La torre e sotto i resti della chiesa della Trinità disegno di Pasquale Mattei del 1847
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